La Nuova Sardegna

L'avvocato dei clienti: «Banche invincibili? No, ecco come difendersi»

Pier Giorgio Pinna
L’avvocato Andrea Sorgentone, coordinatore regionale della Associazione per la tutela degli utenti bancari Sopra e sotto, l’interno di due istituti di credito
L’avvocato Andrea Sorgentone, coordinatore regionale della Associazione per la tutela degli utenti bancari Sopra e sotto, l’interno di due istituti di credito

27 dicembre 2011
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 SASSARI. Non resterà isolato l'imprenditore di Thiesi che ha vinto la battaglia contro la sua ex banca e ottenuto indietro un milione. Ne è assolutamente convinto l'avvocato Andrea Sorgentone, responsabile sardo dell'Adusbef. Tanto convinto che a Roma, nel recente convegno nazionale dell'associazione, ha spiegato una strategia accolta con interesse. «C'è spazio per difendersi: esistono casi nei quali è legittimo rifiutare la richiesta di rientro dal fido perché magari sono state state addebitate spese non dovute - dice adesso il professionista - E anche chi non ha più copia degli estratti, per i conti aperti prima del 2000, è autorizzato a contestare il saldo del c/c paralizzando di fatto ogni azione della banca su quest'aspetto». Di fronte alla richiesta, gli istituti avrebbero infatti tre scelte solamente. La prima: «Depositare gli estratti e permettere il ricalcolo integrale del conto». La seconda: «Non depositare nulla e veder dichiarato che nulla è dovuto». La terza: «Rinunciare a chiedere la condanna del cliente al pagamento delle somme addebitate sul c/c, come sta accadendo in molte cause contro Banco di Sardegna e Banca di Sassari», conclude Sorgentone sul punto.  Numerose sentenze confermano d'altronde che il ricalcolo dei saldi di c/c è possibile anche dopo il milleproroghe. «Così a spuntarla non sarà solo il caseario Paolo Mannoni, che ha costretto la Bnl a restituirgli parecchi soldi - afferma il legale -: chiunque in realtà potrà continuare a far valere i propri diritti».  Il dirigente dell'associazione per la difesa degli utenti e dei consumatori bancari ricorda come nell'isola situazioni del genere s'inseriscano in una spirale di crisi che tocca soprattutto piccole e medie imprese. «Disagio aggravato - aggiunge - dalla sempre maggiore difficoltà di accesso al credito, dagli inviti alla diminuzione di quello già accordato, dalla mancanza di liquidità che impedisce a molte aziende il pagamento regolare dei propri debiti: con un effetto a catena che di fatto sta bloccando l'economia sarda». Da qui l'importanza di sapere quando si ha il diritto di respingere la richiesta di rientro dal fido a causa dell'addebito di commissioni e interessi non dovuti.  A trarne benefici - l'avvocato ne è certo - saranno soprattutto 4 categorie. La prima è costituita dai clienti che abbiano avuto «costante apertura di credito» grazie a un conto bancario anteriore al 4 marzo 1992». «Da quel giorno si possono applicare gli interessi legali - attualmente all'1,5% - anziché quelli previsti dal contratto di c/c», puntualizza il legale. Può inoltre ricorrere chi ha un conto avviato prima del 22 aprile 2000. Perché resta illegittimo l'anatocismo: «Ossia - come chiarisce il professionista - la capitalizzazione trimestrale degli interessi che aumenta il tasso effettivo, e quindi le somme richieste tempo per tempo a titolo di interessi, permettendo spesso il superamento del tasso anti-usura».  Stessa chance, a prescindere dalle date, sussiste quando sono state pagate somme considerevoli per commissioni di massimo scoperto, diritti di segreteria e altre voci da inserire nel calcolo del tasso globale effettivo. Perché, come sostiene il responsabile sardo dell'Adusbef, «anche queste sono tutte cifre che comportano lo scavalcamento della soglia anti-usura» e fanno scattare il diritto a non pagare alcuna somma a titolo di interesse e commissioni. «In tutti questi casi è altamente probabile che il saldo del conto risulti attivo anziché passivo: quel che è successo all'imprenditore Mannoni non è insomma un fatto eccezionale ma normale amministrazione in presenza di determinate condizioni - osserva l'avvocato - Così chi credeva di dover chiudere l'attività si troverà a essere creditore. E se il conto fosse stato chiuso il ricalcolo sarà sempre possibile, purché non siano passati oltre 10 anni: la banca in definitiva dovrà restituire quanto illegittimamente preteso».  L'ultima categoria tutelabile comprende clienti che, dopo aver comprato strumenti finanziari capestro, vogliono risolvere il contratto e tornare in possesso dei loro soldi, con la restituzione delle somme perse, cosa che spesso accade in via stragiudiziale. In proposito Sorgentone spiega che si deve comunque agire prima di venir colpiti da un decreto ingiuntivo.  Per maggiori spiegazioni l'Adusbef Sardegna (sorgentone @sorgentone.it - 328/7562400) è a disposizione. Attraverso una presa di contatti, sarà possibile predisporre una verifica sommaria per ciascun caso: in pochi minuti, dall'esame degli estratti di conto corrente, si verificheranno l'esistenza di possibili diritti e le eventuali azioni da intraprendere. Ma l'associazione può inoltre venire interpellata da avvocati che vogliano ricevere maggiori informazioni per la tutela dei propri clienti. «Il nostro scopo - conclude infatti Sorgentone - resta difendere e informare tutti, non solo gli utenti assistiti da legali dell'associazione».  

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