La Nuova Sardegna

Maresciallo-imputato si difende: «Con i falsi blitz non c'entro»

14 febbraio 2012
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 SASSARI. Formavano una squadra - lui e l'appuntato Francesco Silanos - che lavorava «h24» per trovare spacciatori. Ma anche altri arresti, operazioni che a poco a poco «cominciavano a fare ombra al Nucleo operativo», che era il reparto dei Carabinieri deputato proprio a quello. Spiega così il maresciallo Leonardo Riu, un tempo in forze alla Stazione dei militari di Sassari, la caduta in disgrazia.  Ha ripercorso l'avvio delle operazioni con Silanos (2008) al processo che lo vece imputato per falso ideologico, mentre l'appuntato è sospettato di aver organizzato falsi blitz antidroga pilotando (è l'accusa) un informatore che poi ha vuotato il sacco. Ma Riu ieri, in un interrogatorio molto teso, caratterizzato da momenti di difficoltà espressiva, si è sforzato per convincere il tribunale - presidente Plinia Azzena, a latere Marina Capitta e Giuseppe Grotteria - della sua innocenza. Ha risposto alle domande del suo difensore, Pietro Piras, del pm Gianni Caria, della parte civile Vittorio Campus e del legale di Silanos, Maurizio Serra. Ma dovrà continuare a districarsi nei particolari dell'inchiesta - per lui fondamentali da chiarire - nella prossima udienza del 12 marzo.  La sua «disgrazia», come ha chiamato l'inchiesta e poi il processo, è iniziata quando con Silanos si è messo in squadra, perché loro erano «molto dinamici» e questo avrebbe creato problemi, rivalità con altri militari. «Ecco perché poi alcuni carabinieri sono venuti qui a raccontare menzogne sul mio conto», ha detto Riu guadagnandosi l'avvertimento del tribunale sul rischio calunnie. Ma lui è andato avanti, anche quando ha rivelato che nell'Arma si lavorava «a compartimenti stagni», si andava avanti a dispetti. «Ma non è vero - ha assicurato - che io ho rovinato l'operazione "Piazza Pulita" del 2007, arrestando uno spacciatore in flagranza prima dei colleghi, perché per lui era prevista una misura meno grave, solo l'obbligo di dimora. Noi rispettavamo le regole». Ma il grosso delle recriminazioni Riu le ha rivolte a Francesco Marongiu, il confidente di Silanos che prima avrebbe piazzato la droga per far arrestare innocenti - tra il 2007 e il 2008 - per garantire all'appuntato notorietà ed elogi, e poi lo avrebbe inguaiato vuotando il sacco. Centrale resta il suo arresto, risalente al 7 luglio 2008, dopo il quale Riu avrebbe firmato un verbale con elementi che la procura ritiene falsi, come l'improvviso ritrovamento di due chili droga dei quali invece Silanos avrebbe sempre saputo l'esistenza. L'arresto era avvenuto fuori Sassari, nell'oliveto di Marongiu, dopo un appostamento - secondo la difesa - da parte dell'allora comandante della Compagnia, Marco Keten, Silanos e altri due colleghi. Riu ha assicurato di non aver visto dove Silanos avesse trovato la droga di Marongiu, perché lui era arrivato dopo. E che tutte le localizzazioni attraverso il suo telefono (grazie alle celle agganciate) fatte dagli inquirenti non sono esatte. Oi il pm Caria gli ha contestato dichiarazioni contraddittorie da lui stesso rilasciate, da testimone prima e indagato poi. Si continua il 12 marzo. (e.l.)
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