La Nuova Sardegna

CAGLIARI. Forse l’ordine di scuderia era di votare per Simone Paini, addetto stampa dell’assessore regionale ai Trasporti e candidato alle elezioni amministrative di Selargius. Di certo sarà questa la prima domanda che il procuratore aggiunto Gaetano Porcu rivolgerà ai quattro rappresentanti di lista del Psd’az finiti nei guai giudiziari per aver votato due volte, una nel seggio di lavoro e l’altra in quello di destinazione. Se dall’esame degli indagati arriverà la risposta attesa, per Paini potrebbero scattare altre accuse, tutt’altro che trascurabili. Non solo quella di aver ispirato i quattro rappresentanti dei Quattro Mori a raddoppiarsi illegalmente il diritto-dovere di votare alle elezioni, come risulta fino ad oggi. Ma altre, più pesanti. Nel dubbio, il pm Porcu ha iscritto anche l’ex esponente dei giovani di Forza Italia al registro degli indagati, mentre il nome del fratello Mario resta soltanto nel rapporto della polizia urbana di Selargius perché il suo ruolo nella vicenda non è stato ancora chiarito. Sembra che anche lui facesse parte del gruppetto chiamato «alle armi» dall’ambizioso Simone, alla fine non solo non ha chiesto la seconda scheda per votare ma neppure la prima. Così, destino cinico e baro, il voto mancato a Simone Paini per entrare nel consiglio comunale di Selargius potrebbe essere proprio quello del fratello, che pur sensibile al richiamo del sangue, nel momento cruciale non se l’è sentita di saltare il fosso della legalità. L’indagine non è ancora arrivata al capolinea: il pm Porcu ha disposto alcuni approfondimenti, poi chiamerà gli indagati a esame. L’accusa contestata dalla Procura è fino a questo momento di violazione delle norme elettorali, falso ideologico e false comunicazioni, più il favoreggiamento per il solo Simone Paini (che si è autosospeso dal Psd’Az). (m.l)