La Nuova Sardegna

Il paradiso erotico è in Sardegna

di Giulio Angioni
Il paradiso erotico è in Sardegna

Lawrence nell’isola, uno scrittore vittoriano alla ricerca di un’epoca d’oro di grandi passioni

03 luglio 2013
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D. H. Lawrence (come dice la lapide sul muro dell'albergo Scala di Ferro dove lo scrittore inglese soggiornò a Cagliari), tra l'altro spinto da letture deleddiane e certo non ignaro di cose come la figurazione dantesca delle impudiche donne di Barbagia, sbarcava negli anni Venti del Novecento in Sardegna, alla ricerca di ciò che aveva bisogno di pensare come una originaria razza di uomo vero ormai estinto nel resto d'Europa. Sbarcava qui alla ricerca di libertà primigenia dell'eros, dell'innocenza naturale del sesso, che in un luogo appartato come la Sardegna ("la Sardegna che non assomiglia a nessun luogo… fuori dal corso della civiltà", dove "fiera e splendida è la divisione fra i sessi") egli sperava privi di etiche repressive che in quasi tutto il resto d'Europa avrebbero già annientato la primitiva razza europea di uomo, e più in generale il tipo originario di uomo vero, ancora capace di quel sesso in festa suggerita dalla statuetta dell'aulete itifallico in orgia rituale di fertilità e fecondazione, e che rimanda a falloforie e priapismi dionisiaci del Mediterraneo antico, tanto volentieri immaginato come un mondo dove vergogne e imbarazzi per la sessualità sarebbero inconcepibili, come parrebbero indicare anche certe oscenità carnevalesche o da banchetto di nozze oggi ancora in Sardegna

Lawrence ha creduto fino a un certo punto di aver trovato in Sardegna gli ultimi relitti della "razza dell'uomo… quasi estinta in Europa… Le ultime faville stanno estinguendosi in Sardegna e in Spagna…". Qualche fiero dubbio gli viene, con l'impatto sulla realtà dell'isola, ma pare sia andato via convinto di aver trovato un po' di ciò che cercava.

Né primo né ultimo Lawrence cercava in Sardegna ciò che non pare datosi mai nel mondo umano, e cioè l'eros naturale, se c'è del vero in ciò che si è detto intorno ai fondamenti e alle origini della cultura umana proprio nella regolamentazione dell'attività sessuale, dal peccato originale biblico al parricidio primordiale freudiano, all'universalità lévi-straussiana della proibizione dell'incesto. La Sardegna attira da tempo cercatori e sognatori dell'arcaico, del sublime dei primordi anche sub specie erotica. Anche scrittori sardi del Novecento (non solo la Deledda e Ledda) hanno sfruttato l'esotismo anche erotizzante che la Sardegna suscita nel sentire comune, sebbene per la Sardegna non si sia ancora arrivati agli esotismi erotici dei paradisi turistici dei mari polinesiani, ma siamo giù di lì. Infatti la Sardegna non era il primo dei luoghi ricercati a questi scopi, né sarà l'ultimo, isole o non isole in senso geografico, se è vero che è diventato luogo comune del nostro sentire, almeno da Rousseau e poi soprattutto da Freud in poi, il fastidio per i modi delle ideologie e delle pratiche puritane, perbeniste o vittoriane dell'eros, insieme con la nostalgia di un'età dell'oro della sessualità, sopravvivente qua e là nel mondo in forme residuali, alla Lawrence. Queste "isole" incontaminate, si sa, sono spesso viste, anche da specialisti di vari studi, o nell'intero complesso dei modi di vita delle classi popolari europee, plebi contadine o plebi cittadine, meglio se in commistione urbano rurale, come nel caso dell'osceno e lubrico Pulcinella; e meglio ancora quando si tratti del popolo, dei semplici e degli umili, dei subalterni di un'isola appartata.

Lawrence immagina mondi preborghesi o precristiani dove il sesso e l'amore non costituissero il problema che il sesso è nel "mondo civile": dove intanto, dopo millenni di ricerca del sesso senza riproduzione, ci si ritrova con la riproduzione senza sesso, alla maniera, coeva e conterranea di Lawrence, di Aldous Huxley in Brave New World, dove una totale e obbligatoria disponibilità sessuale è resa possibile dalla riproduzione umana in apposite fabbriche che oggi noi non abbiamo più bisogno di immaginare solamente nei romanzi.

di Giulio Angioni

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