La Nuova Sardegna

Rieccola, la foca non si arrende all’estinzione

di Antonio Canu
Rieccola, la foca non si arrende all’estinzione

Nonostante la caccia e la distruzione dell’habitat il “bue marino” ritorna a farsi vedere, è ora di cambiare e proteggerla

09 luglio 2013
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L'hanno chiamata Morgana, come la celebre fata. Stiamo parlando di una foca, della foca monaca, seguita e fotografata in una grotta dell'isola di Marettimo, nell'arcipelago Egadi, In Sicilia. La notizia è recente, di qualche settimana fa, ma della presenza di foche in quelle acque si sapeva già da tempo. Morgana è una delle tante prove della presenza della foca monaca nei nostri mari. Non si può parlare di una vera sorpresa, perché di fatto gli avvistamenti si sono ripetuti negli anni. Dal 1998 ad oggi e attraverso una specifica procedura di validazione delle segnalazioni, sono state osservati esemplari lungo le coste della Puglia fino alla Calabria Ionica, della Sicilia, della Sardegna, delle Isole Pontine, dell'Arcipelago Toscano, della Costa Ligure e perfino del Golfo di Trieste. Ha suscitato non poca sorpresa vedere nuotare una foca nelle acque di Portofino o lungo la riviera di Duino in direzione del Castello di Miramare a Trieste. La ricognizione degli avvistamenti verificatisi dal 1998 al 2010 elenca 84 segnalazioni, di cui 51 validate e riguardanti 38 distinte circostanze. Le aree dove più frequenti sono state le segnalazioni e su più anni sono le isole minori della Sicilia occidentale, Pantelleria e le isole Egadi e la Sardegna settentrionale. Tanto che gli studiosi pensano che la frequentazione di questi luoghi non sia del tutto casuale. Potrebbero essere individui provenienti da colonie che vivono in paesi confinanti con l'Italia oppure rappresentare resti di colonie una volta stanziali lungo le nostre coste. O, come asseriscono gli esperti del Gruppo Foca Monaca la conferma che ci sono 3 o 4 nuclei residenti nel nostro paese, 2 nel Tirreno centrale, tra le coste orientali della Sardegna e le isole dell'arcipelago Toscano, uno nell'area delle Egadi e l'ultimo nel Mar Ionio.

Nessuno inoltre esclude che ci possano essere esemplari che frequentano altri luoghi remoti delle coste italiane. Fino alla metà del Novecento la foca era regolarmente presente lungo le nostre coste. Una presenza segnalata da molte località ad essa dedicate, come la nota Grotta del Bue Marino a Dorgali. Poi il declino. Già prima le foche erano oggetto di caccia da parte di ignari pescatori o di ignoranti collezionisti. Ancora nel 1918 una nota guida sulla Sardegna riportava: “la caccia alle foche si fa con le barche lungo la spiaggia del mare e soprattutto dentro alle grotte marine dove questi pinnipedi vogliono ritirarsi”. Con il tempo, la causa principale del declino è stata l'espansione del turismo. Dove un tempo le foche trovavano rifugi adatti alla riproduzione o alla semplice sosta, si sono concentrate tutte le attività legate alla stagione balneare. Le ultime notizie di riproduzione certa risalgono agli inizi degli anni '80 del Novecento, lungo le coste centrorientali e occide. ntali della Sardegna.

La foca monaca mediterranea è il pinnipede più minacciato al mondo e uno dei mammiferi più a rischio del Pianeta. Si stima una popolazione complessiva di 350-450 animali, di cui 250-300 nel Mediterraneo orientale, dove vive la più numerosa subpopolazione che conta circa 150-200 individui in Grecia e circa un centinaio in Turchia. Sono invece circa 150 quelle che vivono nel versante atlantico, lungo la costa della Mauritania e nelle isole Madeira. Da sempre le foche sono state cacciate o eliminate perché considerate in competizione per la pesca. Poi la distruzione degli habitat, il disturbo continuo, l'inquinamento e la scarsità del cibo, anche una epidemia di morbillivirus che ha falcidiato le foche della Mauritania. La scoperta di Morgana può essere interpretato come un segnale di vitalità della popolazione. A cui bisogna rispondere con forme di tutela adeguate. Significa quindi dedicare alle foche alcuni tratti di costa e salvaguardare in particolare le grotte; significa evitare impatti con la pesca che quindi va regolamentata coinvolgendo gli stessi pescatori; significa monitorarne i nuclei e facilitarne la dispersione. Il ritorno della foca monaca è uno stimolo in più per prendersi cura del nostro mare. E' tempo di fermarsi e di cambiare approccio, strategie, politiche, economie legate al mare. E' questo il messaggio di Morgana e delle sue compagne.

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