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La chiesa di San Salvatore, ricordo della battaglia di Uras
Oltre che San Salvatore da Horta, che trascorse l’ultimo periodo della vita a Cagliari, in Sardegna si venera il Santissimo Salvatore, che è poi Gesù stesso, il Salvatore. A questo è dedicata, tra le...
Oltre che San Salvatore da Horta, che trascorse l’ultimo periodo della vita a Cagliari, in Sardegna si venera il Santissimo Salvatore, che è poi Gesù stesso, il Salvatore. A questo è dedicata, tra le altre, la chiesa che si trova a Uras, nel Campidano a sud di Oristano. La festa si tiene il martedì dopo Pasqua, ed è caratterizzata da un grande falò, acceso con la legna fornita dalle famiglie del paese. L’accensione avviene quando arriva la processione che conduce sul luogo la statua conservata nella parrocchiale. E la festa si concluderà con una seconda processione che compirà il percorso inverso. Ma la piccola chiesa è ricordata anche per un evento storico.
Il 14 aprile del 1470, che era quell’anno il sabato delle Palme, fu testimone dello scontro tra le truppe del viceré Nicolò Carroz e quelle di Leonardo Alagón, che era marchese di Oristano ma aspirava a maggiore autonomia e a domini più estesi; e per questo è visto come l’ultimo alfiere del sogno d’indipendenza dei sardi prima del sopravvento delle forze iberiche.
A Uras ebbe la meglio, ma pochi anni dopo Carroz si prese la rivincita, a Macomer, e riuscì a farlo prigioniero. La chiesa, che ha subito probabilmente delle modifiche da allora, si trova lungo la strada che collega il paese col raccordo a nord con la superstrada Cagliari-Sassari.
Per quanto sia inglobata ormai tra le abitazioni della periferia, conserva il suo sapore agreste, favorita dal fatto di trovarsi su un piccolo rialzo e circondata da un ampio spazio. A breve distanza si trova l’anfiteatro nel quale viene acceso il falò, “su foghidoni”. Si crede che abbia forza purificante, ma anche che sia un ricordo dei fuochi che – si dice – Alagón fece accendere dai suoi soldati la notte prima della battaglia.