La Nuova Sardegna

Dumè, il costruttore: ecco come è nato il sogno di Porto Rafael

di Serena Lullia
Dumè, il costruttore: ecco come è nato il sogno di Porto Rafael

Artista e poeta, l’impresario maddalenino Domenico Manna racconta l’avventura in Gallura alla corte del conte Neville

17 luglio 2013
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INVIATO A PORTO RAFAEL. Mente da costruttore, sensibilità da poeta, mani da artista. E un ruolo da protagonista nella favola di Porto Rafael, il borgo nato dalla mente del conte di Berlanga, Rafael Neville. Con la sua impresa edile Domenico Manna, classe 1940, ha realizzato 150 ville nell' eden di Palau, fra graniti e macchia mediterranea. Manna, per tutti Dumè, aveva poco più di 20 anni quando rientrò nella sua La Maddalena da Parigi. È il 1961. Il principe Aga Khan comincia a plasmare il suo paradiso privato in Costa Smeralda. Ma c’è un altro nobile, il conte Neville che è alla ricerca di un eden in cui realizzare il suo sogno. Ed è lui che si rivolge a Manna per costruire la sua prima residenza bianca, nella piazzetta del porto, destinata a diventare il cuore della vita mondana del borgo. E sempre a lui attori e nobili chiedono di trasformare in realtà i progetti di grandi architetti internazionali. Opera sua la chiesetta dalle linee morbide dedicata a Santa Rita. Un omaggio personale all'amico Rafael in cui realizza con le sue mani l'altare-scultura.

Manna ricorda ogni dettaglio del sogno di Rafael diventato realtà, le feste fino all'alba, i visi di star, baroni e contesse che scelsero quell’ angolo del relax dall' eleganza composta, mai urlata. «Nel 1961 ritornai alla Maddalena da Parigi per andare a trovare mia madre – racconta Dumè –. Mio zio Filippo Marini mi parlò della possibilità di costruire un palazzo sui primi terreni venduti a Capo d’Orso. In Sardegna si cominciava a parlare di turismo. Con la mia impresa edile, l'unica del territorio, avevo già realizzato l'hotel Nido D'Aquila alla Maddalena. Poi mi cercò Rafael per costruire la sua casa». Manna si mette al lavoro. Il borgo bianco è solo nelle mente del conte spagnolo. Ma il progetto è chiaro. «Rafael mi disse che da tempo aveva un sogno ricorrente – ricorda Manna –. Un paese sul mare in cui sarebbe stato sindaco, medico, prete, ristoratore. Un paese con una piazza per fare le feste. Con i barconi di zio Filippo e Matteo Cantacanta trasportammo la sabbia da Spargi e tutto il materiale. Non c’ erano pontili. Gettavamo a mare delle botti di ferro galleggianti sulle quali venivano sistemati dei tavoloni. I marinai li attraversavano come degli equilibristi portando in spalla mattoni, cemento, ferro. Poi fu costruita la teleferica». Manna ricorda la natura selvaggia dei luoghi. Solo ginepri, lentischi, capre selvatiche. «Con Rafael arrivò la nobiltà di tutto il mondo soprattutto inglesi – aggiunge Manna –. E poi attori, industriali, produttori cinematografici. Manlio Scopigno, storico allenatore del Cagliari, l’ attrice Leslie Caron, il re degli aerei Jim Douglas, i pittori Josè Ortega e Renato Guttuso, Giulia Maria Crespi, Eugenio Scalfari. E ancora Johnny Dorelli, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, il principe Caracciolo». Nascono le ville-sculture, capolavori dell'architettura che inglobano al loro interno i graniti di Gallura. Cinque in tutto. Manna le realizza per l’attrice Gaia Germani, l’artista Gilda Castelli, il fotografo Franco Grillo. Per quei capolavori nel 1975 riceve la laurea in architettura honoris causa. Un’età dell’oro durata fino all’’80. Un periodo felice in cui Manna allena anche la vena artistica. Pittore, poeta, scrittore, scultore. Ma è nel 2011 che anche la sua arte, come le sue ville-scultura, diventa internazionale. Un tumore lo costringe a un ciclo di radioterapia. «Vedevo luci, colori – spiega –. I medici mi dissero che era un effetto della radioterapia. Li ho fissati sulla tela». È nata Radioterapia nuragica, ciclo di quadri in esposizione nell’ Harry’ s bar di Porto Rafael ma che ha richieste di esposizione a New york, Shangay. Tele che sono diventate anche l’etichetta di alcuni vini della cantina di Mogoro.

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