La Nuova Sardegna

SEGUE DALLA PRIMA

Francesca Barracciu: «Meno potere ai burocrati regionali»

di FRANCESCA BARRACCIU

I candidati alle primarie del Centrosinistra rispondono a Pigliaru. «Semplifichiamo la vita delle persone»

14 settembre 2013
3 MINUTI DI LETTURA





di FRANCESCA BARRACCIU

Francesco Pigliaru, dalle colonne della Nuova Sardegna, chiama all'ascolto i candidati alle primarie del centrosinistra e lo fa sollevando questioni dirimenti per il buon governo della Regione nella prossima legislatura.

Trovo nelle sue sollecitazioni punti di accordo su alcuni temi a me cari, che ho più volte pubblicamente indicato come priorità nella mia visione di Sardegna, fuggendo appunto dalle "lamentele generiche" . Tra questi soprattutto la riforma della Regione, lo scardinamento di una burocrazia che soffoca cittadini e imprese, una qualità istituzionale e dei servizi che deve essere costruita per semplificare e migliorare la vita delle persone.

Ma una precondizione importante è una nuova classe dirigente capace di cambiare passo e di innescare una vera e propria rivoluzione culturale a tutti i livelli, che faccia fare alla politica un salto deciso, smettendo di utilizzarla come strumento per la propria autoperpetuazione che lascia immutati i bisogni per mantenere immutato il consenso elettorale che troppo spesso arriva dalla soddisfazione (temporanea) proprio di quegli stessi bisogni. E, guarda caso, le complicazioni burocratiche aumentate a dismisura sono l'humus ideale per questo tipo di impostazione perversa della politica da cui è necessario affrancare la Sardegna.

Per quanto riguarda i due impegni che Francesco Pigliaru chiede ai candidati, ritengo che debbano essere adottati provvedimenti atti a valutare obbligatoriamente gli effetti delle principali politiche del prossimo governo regionale.

A questo proposito faccio riferimento alle regole dell'Unione Europea, che da tempo prevede per esempio un monitoraggio della spesa così da valutarne l'efficacia.

Questo meccanismo, già presente e sperimentato nella gestione dei programmi comunitari si può estendere, introducendo specifici parametri di valutazione di impatto qualitativo, al sistema Regione, così da valutare per tempo le eventuali modifiche necessarie. Ed è un punto centrale del mio programma.

Passando alla questione dei costi standard c'è da dire che la valutazione deve essere particolarmente attenta. Così come è impostata, la legge nazionale sul federalismo, appunto con la determinazione dei costi standard, finisce non per incidere in positivo sull'efficienza e la qualità della spesa ma soltanto sulla ripartizione delle risorse.

La parificazione dei costi di per sé è necessaria, ma da sola non risolve il problema e se non c'è buona gestione della cosa pubblica resta solo un fatto matematico, un coefficiente di ripartizione che serve al governo per distribuire meno soldi basandosi sul metro delle regioni virtuose. Bisogna cioè tener conto del punto di partenza delle diverse regioni.

La Sardegna deve recuperare ritardi di decenni sulle infrastrutture materiali e immateriali: in una regione come la nostra non possiamo limitarci ad applicare mere formule matematiche.

Dobbiamo tener conto per esempio della insularità, della bassa densità demografica e di una struttura suddivisa in centinaia di piccoli paesi. Si pone quindi una questione di uguaglianza di diritto ai servizi che è diritto alla piena cittadinanza, condizione fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative