La Nuova Sardegna

L’elettrodotto Sapei correrà nell’area Sic del golfo dell’Asinara

di Luigi Soriga
L’elettrodotto Sapei correrà nell’area Sic del golfo dell’Asinara

Terna annuncia il potenziamento del cavo sottomarino. Previsti 39 chilometri di condotta interrata: via agli espropri

09 ottobre 2013
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SASSARI. L’elettrodotto sottomarino Sapei, inaugurato nel 2011 per collegare la Sardegna alla Penisola (da Fiume Santo a Latina), non ha mai funzionato a pieno regime. La società Terna Rete Italia, che gestisce sul territorio nazionale 64mila km di linee di alta tensione, ha deciso di correre ai ripari. Così ha presentato al Cipe un progetto di potenziamento del cavo e ha acquistato tre pagine della Nuova Sardegna per rendere pubbliche le sue intenzioni.

Una “bella” sorpresa per i comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso e Castelsardo, e per migliaia di cittadini proprietari di appezzamenti di terra che hanno ritrovato il proprio nome, data di nascita e particella catastale in mezzo a un elenco fitto fitto di futuri espropri. Tutti hanno aguzzato la vista e hanno passato al setaccio l’avviso ufficiale. I privati, naturalmente, si sono concentrati sul proprio fazzoletto di terra. Sindaci e assessori invece, anche loro ignari del progetto, hanno posato lo sguardo su un passaggio in particolare: «Collegamento terrestre in corrente continua tra la stazione di Fiume Santo e l’anodo di Punta Tramontana». Si tratta di 39 chilometri di cavo interrato che cuce da parte a parte la mezzaluna del golfo dell’Asinara. Il problema è che in mezzo ci sono due siti di interesse comunitario: lo stagno di Pilo e Casaraccio e lo stagno e la pineta di Platamona. Che ci fa un cavo ad alta tensione in un’area di pregio ambientale? Il primo a chiederselo è il sindaco di Sorso Giuseppe Morghen: «Non conosco il tracciato dell’elettrodotto, ma so per esperienza che all’interno di un’area Sic è difficile spostare anche un ciuffo d’erba. Quando noi abbiamo fatto una serie di interventi di ingegneria e ambientale in quella zona, il controllo è stato severissimo. E la posa di un cavo non può essere a impatto zero». Anche Monica Spanedda, assessore all’Ambiente del Comune di Sassari, ha rizzato le antenne: «Certo che l’avviso pubblico non è passato inosservato. Credo che Terna abbia protocollato proprio ieri il progetto e ho già incaricato i nostri tecnici di documentarsi. Ma senza sapere con precisione dove passerà l’elettrodotto, è inutile esprimere delle valutazioni».

A quanto pare Terna Rete Italia, pur risparmiandosi la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (non prevista dalla legge per la posa degli elettrodotti) ha un solo modo per poter superare l’altro paletto, cioè la “Valutazione di Incidenza” per un intervento che va a toccare delle aree Sic: deve muoversi in punta di piedi, tenersi il più possibile alla larga da vegetazione e fauna e camminare seguendo passo passo la litoranea di Platamona. E infatti il tracciato dovrebbe seguire proprio l’asfalto, con il cavo che si srotola accanto alla strada provinciale. Veicola corrente continua, dunque in totale assenza di emissioni. E nel momento in cui l’elettrodotto andrà a infilzare una serie di terreni privati, procederà con la benedizione del Ministero: «Pubblica utilità, urgenza e indifferibilità, nonché inamovibilità», recita la richiesta di autorizzazione depositata al Cipe. Tradotto: espropri senza appello. Anche se l’azienda, un po’ come avviene con la costruzione delle nuove strade, cercherà di intessere con i proprietari degli accordi bonari, attenendosi alle valutazioni di mercato.

Comuni e privati a partire da ieri hanno due mesi di tempo per formulare le proprie osservazioni. Ma non è facile opporsi a un’opera fondamentale, e se i lavori saranno fatti ad arte, non avrebbe senso ostacolarli. I tecnici di Terna ritengono che potenziando la rete a terra e aumentando la ridondanza, migliori anche la prestazione complessiva del collegamento a mare. Un sistema elettrico stabile ed efficiente consentirebbe di risparmiare parecchi milioni, e garantirebbe a una regione che ha investito parecchie risorse sulle fonti rinnovabili, di poter esportare energia nel mercato nazionale.

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