La Nuova Sardegna

Pozzomaggiore, paese in liquidazione «Qui non c’è futuro»

di Silvia Sanna
Pozzomaggiore, paese in liquidazione «Qui non c’è futuro»

I negozi chiudono, l’edilizia e la pastorizia in ginocchio I ragazzi vanno all’estero o indossano una divisa

25 ottobre 2013
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INVIATA A POZZOMAGGIORE. Un cartello sulla vetrina: liquidazione totale. Dietro il bancone ci sono madre e figlia. Hanno 47 e 25 anni e un progetto comune: andare via. Lina Pala racconta che il negozio d’abbigliamento “La rosa blu” in piazza Maggiore ha una storia lunga 30 anni. Lei lo ha rilevato nel 2004 «e sino al 2008 ho lavorato bene. Poi è iniziata la crisi, affari a picco, guadagno zero». Fiorella, la figlia di Lina, ha capito che il suo futuro non può essere lì dentro né a Pozzomaggiore. 2775 abitanti, 40 anni fa erano quasi 1000 in più, Pozzomaggiore vede la gente andar via e quasi mai ritornare. È in una zona depressa dal punto di vista demografico, i dati dicono che la popolazione continuerà inesorabilmente a diminuire: meno 20 per cento di residenti fra 35 anni lì e nei paesi vicini, come Padria, Semestene, Cossoine. Sempre più vecchi e sempre meno giovani. Fiorella Leoni fa parte di una generazione che prende il largo: diplomata ai Ragionieri di Macomer, neanche l’ombra di un lavoro all’orizzonte, ha la valigia quasi pronta: «Entro la fine dell’anno andrò via, mi trasferisco in Gallura, dove vive il mio fidanzato. Lì mi auguro di avere qualche possibilità in più». Ad Alghero, invece, è diretta la madre Lina. Entrambe lasceranno il paese del Mejlogu dove sono cresciute. E dove ancora vive l’altro figlio di Lina, che ora spera di riuscire ad arruolarsi nell’Esercito, lavoro sicuro. Lo cercano in tanti: a Pozzomaggiore una cinquantina di giovani tra i 20 e i 30 anni indossa una divisa, chissà quanti per passione e quanti per ripiego. In ogni caso, si va via senza grossi rimpianti, racconta Fiorella «perché qui per noi non c’è niente, non ci sono possibilità». Meglio rischiare, anche a costo di fare un salto nel vuoto, poi magari l’atterraggio sarà dolce. Rossana Deiana, 24 anni, il suo domani lo vede a Londra. Da Pozzomaggiore è andata via presto, ha studiato all’Alberghiero di Sassari, dopo il diploma ha fatto le stagioni in Costa Smeralda. E nel settore turistico vorrebbe continuare a lavorare. «Un’intera generazione sta scappando da qui – racconta Rossana –, ormai è un paese di anziani». E chi resta, vivacchia in attesa che la ruota giri.

In uno dei 18 bar del paese (e tutti, garantiscono, lavorano bene), c’è Marco Fadda, 28 anni, che prende l’aperitivo insieme ad alcuni amici. Fa l’operaio, da 6 anni lavora nel campo degli impianti di depurazione. Ha il sorriso aperto di uno che affronta la vita, e le difficoltà, con il piglio giusto. «Guadagno mille euro al mese, sto a casa con i miei, con questo stipendio è difficile pensare di mettere su famiglia». Lui è uno che ha rischiato: qualche tempo fa ha aperto in paese un’agenzia di scommesse sportive, «due anni e mezzo e ho dovuto chiudere, non rientravo nelle spese». Marco stringe i denti e aspetta. Non sa ancora che fare invece Antonio Pintore, 18 anni. Ha mollato gli studi ai Geometri, si guarda intorno e non vede niente. «Penso che andrò via, a Bergamo. Raggiungerò mio fratello che ha 23 anni e ha trovato lavoro come aiuto cuoco. Lì potrebbe esserci qualcosa anche per me».

Simona, invece, il suo futuro lo immagina in Sardegna. Ha 29 anni, una laurea in Scienze dell’Educazione e ambizioni legittime: «Vorrei lavorare nell’ambito della riabilitazione, spero di riuscire a sfruttare le mie competenze». Simona è una ottimista: «Credo che chi è bravo prima o poi trovi la sua strada, per questo aspetto l’occasione giusta». Al momento è disoccupata e dà una mano al fratello, titolare di un bar in piazza Maggiore. «Mando il curriculum in giro, mi tengo aggiornata. Ma non mi sono ancora data una scadenza, non sarebbe giusto rinunciare così in fretta ai miei sogni». Se potesse, Simona resterebbe a Pozzomaggiore «ma so che sarà difficilissimo, però mi auguro che in Sardegna ci sia il lavoro giusto per me».

Il sindaco Tonino Pischedda, alla guida del Comune da 8 anni, dice che l’amministrazione ce la sta mettendo tutta per offrire possibilità ai giovani. «L’edilizia è in agonia, i ragazzi hanno mollato la pastorizia, non c’è stato il ricambio generazionale che avrebbe dato forza al settore e tutelato le famiglie. Le attività commerciali chiudono, anche settori un tempo strategici come quello ippico, sono in crisi. L’unica speranza è il turismo – dice il sindaco –, credo moltissimo nel circuito mare-montagna, da Bosa a Pozzomaggiore. Abbiamo aperto un albergo, in paese ci sono 67 posti in bed &breakfast, c’è il museo del cavallo. Puntiamo sul turismo itinerante, così contiamo di creare qualche posto di lavoro».

A mezzogiorno, intanto, il pullman scarica pendolari all’ingresso del paese. Ragazzi con la valigia, di rientro da una settimana di studio o lavoro. Il paese si ripopola, almeno il tempo di un week end.

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