La Nuova Sardegna

“Medusa assassina” sulla costa di Carloforte

di Simone Repetto
“Medusa assassina” sulla costa di Carloforte

Trovata da due pescatori a Calalunga la pericolosissima caravella portoghese Lo zoologo Boero: «Tra gli animali urticanti del Mediterraneo è il più temibile»

09 marzo 2014
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CARLOFORTE. Cercavano gli ambiti ed attesi primi “battellini” stagionali, da utilizzare per proficue battute di pesca. Ed invece, tra i gruppi di velelle spiaggiate, hanno rinvenuto un animale inconsueto, quanto pericoloso. Sulle prime, i due pescatori carlofortini che hanno fatto la scoperta nei giorni scorsi, nella costa rocciosa del canale di Calalunga, a nord dell'isola di San Pietro, non sapevano di cosa si trattasse. Forse una medusa, o qualcosa di simile.

Poi, da un esame più attento, uno dei due ha riconosciuto la specie: un giovane esemplare di caravella portoghese. Data la sinistra fama che si porta dietro, hanno pensato di scattare qualche foto e pubblicarla su Facebook, così che tutti potessero essere informati. Sempre dalla rete, sono arrivate anche altre segnalazioni, dal litorale di Gonnesa, a Porto Paglia. E si è scoperto che un altro esemplare era spiaggiato nell'isola di San Pietro a fine febbraio, alla Caletta. Probabilmente, sono stati gli incessanti venti da ponente-maestro, spirati nei giorni scorsi, ad averle fatte avvicinare alla costa sud occidentale sarda, considerato che la caravella, come suggerisce il nome, naviga letteralmente sulla superficie marina, grazie alla sua sacca galleggiante piena di gas. «Tra gli animali urticanti del Mediterraneo – ha riferito lo zoologo Ferdinando Boero, uno dei massimi esperti nazionali in materia – è senz'altro la più temibile. Ai nostri centri di ricerca, ci sono giunte diverse segnalazioni dalla Sardegna. Quattro anni fa, proprio in Sardegna, si registrò il primo caso di puntura letale, probabilmente imputabile alla caravella. L'aumento della frequenza nei nostri mari, deriva da cause molteplici, a partire dallo sovrasfruttamento delle risorse marine che, togliendo i pesci, lascia più spazio a meduse e affini». Visto il preoccupante evolversi del fenomeno, un ruolo fondamentale sta rivestendo la mappatura, puntuale ed aggiornata, di ogni singolo avvistamento, in modo da segnalare il pericolo. «Molte informazioni – ha spiegato Boero – derivano dalle segnalazioni mandate dai cittadini, nell'ambito di un progetto scientifico diffuso attivato dal 2008, in collaborazione con la rivista Focus, sul sito meteomeduse.focus.it».

Mai come in questi casi la collaborazione civica risulta importante, a vantaggio della conoscenza per prevenire incidenti.

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