La Nuova Sardegna

Le verità sfuggenti del bunker sotterraneo

Le verità sfuggenti del bunker sotterraneo

Nel 2003 fu offerto in regalo alla Us Navy e oggi è considerato strategico per la sicurezza nazionale

01 maggio 2014
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LA MADDALENA. Sul deposito sotterraneo di Guardia del Moro c’è una verità sfuggente e indecifrabile. Un qualcosa di non detto che va oltre i formalismi della tecnocrazia militare e le retoriche enunciazioni di principio del ministero della Difesa. Secondo un documento riservato della Us Navy, in codice R.g.i.s., filtrato nel 2005 dal Comusnaveur (il comando della Us Navy per l’Europa), lo stato maggiore italiano (Italian defence general staff) offrì nel marzo del 2003 alla Us Navy Guardia del Moro. Nel documento si legge infatti che il ministero della Difesa italiano (indicato con la sigla ModI) aveva messo a disposizione della Marina americana anche l’intero comprensorio di Santo Stefano, incluso il tunnel del deposito di munizioni sottoroccia.

Quindi, Guardia del Moro non era considerato più indispensabile per la Marina. Ma, appena un anno dopo, ecco l’incredibile dietro-front. Il 13 dicembre di quell’anno, infatti, davanti alla Commissione Difesa della Camera, l’ammiraglio Paolo La Rosa, parlando del deposito munizioni di Guardia del Moro, disse: «Il suo valore strategico risiede nel fatto che esso è l’unico, tra tutti quelli in uso, in grado di rispondere pienamente a tutti i requisiti operativi logistici». Come dire: non dismissibile perché indispensabile per la Marina.

Indimenticabile, in quell’occasione, la gaffe di La Rosa. L’ammiragio disse infatti che la Difesa avrebbe corrisposto una cifra consistente per indennizzare il proprietario del sito: 893mila euro per il quinquennio 2007-2011. Al Comune della Maddalena sarebbe andata metà di quella somma, cioè 446mila euro. Peccato, però, che le cifre reali avevano tre zeri in meno... Per quella servitù la Difesa paga una umiliante elemosina ai proprietari e al Comune.

La famiglia Serra, proprietaria dell’isola, chiese allora l’esproprio dei 63 ettari e mezzo di Santo Stefano, rivendicando una somma notevole: quasi 13 milioni di euro. Il tribunale di Cagliari aveva nominato un perito per fare una valutazione dei terreni sottoposti a servitù. Nel 1988, il tecnico dei giudici attribuì ai terreni lungo la costa di Santo Stefano il valore di 40mila lire al metro quadro e 20mila lire per gli altri. Calcolatrice alla mano, si arrivò a una somma molto vicina ai tredici miliardi di lire di allora. Quella cifra, secondo la rivalutazione dei coefficienti Istat, nel 2007 corrispondeva a dodici milioni 781 mila 326 euro. (p.m.)

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