La Nuova Sardegna

Pagò troppi interessi, sassarese riavrà 300mila euro dalla banca

di Pier Giorgio Pinna
Pagò troppi interessi, sassarese riavrà 300mila euro dalla banca

Imprenditore edile vince una causa civile contro la Banca di Credito Sardo

10 maggio 2014
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SASSARI. Un altro correntista molto conosciuto nel mondo delle imprese ha vinto la sua battaglia in tribunale. È il costruttore sassarese Antonio Sgarella. Aveva intentato una causa contro la Banca di credito sardo per contestare commissioni, spese e interessi ritenuti non dovuti o troppo onerosi. «Sulla base delle stime fatte dai consulenti tecnici per conto della magistratura ho calcolato che gli si debba riconoscere una somma pari a circa 300mila euro», sostiene l'avvocato Andrea Sorgentone, che insieme con il collega Giuseppe Carlo Satta lo ha assistito in giudizio.

Il protagonista. «Sono troppo emozionato per parlarne, lascio perciò ogni considerazione specialistica al mio legale», si limita a commentare il protagonista della vicenda, che nel settore dell'edilizia opera da lungo tempo a Sassari e nel Nord Sardegna.

Il caseario di Thiesi. La sua storia segue un’altra in qualche modo analoga di tre anni fa. Sfociata nella la restituzione di 800mila euro a un caseario di Thiesi, Paolo Mannoni. Il quale aveva ingaggiato una lotta legale contro i tassi d’interesse giudicati eccessivi richiesti nella gestione dei rapporti finanziari con la Bnl.

Diritto e diritti. Ma questa volta - almeno a parere degli esperti e lo stesso Sorgentone - c'è di più. Con la sua decisione il giudice, Silvio Lampus, ha affermato importanti principi. Uno dei più clamorosi inverte l'onere della prova.

Le spiegazioni, Nella sentenza infatti il magistrato scrive testualmente: «Nel caso in cui il saldo apparente non sia individuabile alla stregua degli estratti conto - perché mancanti e non prodotti in giudizio neppure dalla banca - il saldo da cui partire non può che essere il cosiddetto saldo zero, in quanto si ignorano i dati contabili, per fatto ascrivibile ad entrambe le parti processuali (nessuna delle quali, sebbene parte anche del rapporto sostanziale, è stata tanto diligente dal conservare i documenti propri di un rapporto tuttora in essere».

Il caso. «Il che, al di fuori del linguaggio strettamente giuridico, significa che d'ora in poi qualsiasi cliente potrà chiedere alle banche di esibire la serie dei conti che proverebbero i loro crediti perché diversamente in ogni contenzioso si dovrà ripartire da zero, e non dall'ammontare del debito preteso dall'istituto», commenta ancora l'avvocato Sorgentone. Che, come ex presidente regionale dell'Adusbef, ha seguito parecchie controversie contro gli istituti per questioni legate proprio alla gestione dei conti e a ulteriori tipi di rapporti commerciali.

La difesa dell’istituto. La Banca di credito sardo, nel corso di questo contenzioso in sede cviile, è stata invece difesa da uno dei suoi legali, Filippo Bassu.

Il magistrato. Con la sentenza appena depositata il giudice Lampus ha adottato infine altri provvedimenti. Più esattamente, ha riscontrato il superamento della soglia di usura sul conto corrente di Antonio Sgarella per sette trimestri, compresi in un periodo di tempo tra il 2002 e il 2007.

Le altre misure. Ha poi ritenuto "non dovute" le somme versate in eccedenza nella misura determinata dal consulente tecnico d'ufficio. E lo stesso ha dichiarato per quelle "addebitate per anatocismo", ossia per essere stati calcolati interessi sugli interessi, con una pratica non regolare. Analogo discorso sugli importi richiesti, nel medesimo contesto temporale, "per commissione di massimo scoperto".

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