La Nuova Sardegna

Il nuovo corso di una ricca città mediterranea

Il nuovo corso di una ricca città mediterranea

Una potenza nella produzione dell’olio e del cuoio, che ridisegna l’urbanistica con coraggio

04 giugno 2014
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SASSARI. Dai primi anni del Novecento Angelo Marogna ha collaborato spesso con l'ingegnere Domenico Cordella. Molte opere pubbliche a Sassari sono state curate dal sodalizio: numerosi interventi dell'amministrazione universitaria (tra cui la clinica dermosifilopatica in ampliamento dell'ospedale nel 1904, la disinvolta ristrutturazione della chiesa di Sant'Apollinare, conclusa nel 1906, o i fabbricati adibiti all'assistenza di orfani e sordomuti tra via Rolando e via Muroni (1910 - 1921).

Insieme hanno lavorato per privati altolocati. Come Maurizio Pintus, il più versatile e facoltoso degli imprenditori sassaresi del tempo, per il quale hanno curato nel 1909 l'ampliamento del grandioso palazzo in largo San Sebastiano (dei Quesada, oggi delle famiglie Frassetto e Delitala), rimodernandone gli interni. O come gli industriali Sechi-Mundula e Zolezzi, decisi a insediarsi nei pressi di Mulino a Vento. Sono tra gli artefici del nuovo corso urbanistico-edilizio – intenso negli anni dei sindaci Satta- Branca e Garavetti – vanto dei ceti più sensibili al fascino delle cangianti sembianze Liberty. In questo quadro si colloca il progetto di espansione verso il “colle dei Cappuccini” del 1908, su iniziativa dei Cugia di Sant'Orsola proprietari della aree nella direttrice via Manno- viale Trento. Tempestiva risposta alle attese della città in un momento magico («eravamo con Marsiglia una delle potenze nella produzione dell'olio, sfidavamo le città toscane nella lavorazione del cuoio» – mi fa notare in una mail Manlio Brigaglia).

La sfida per il rinnovamento urbano è con il più giovane Raffaello Oggiano, affermato ingegnere nato nel 1881, più esitante a sperimentare i linguaggi del Modernismo, convenzionale e retorico in alcune opere (si veda la casa per Salvatore Azzena-Mossa, incipit solenne di viale Italia).

Il confronto guarda avanti, talvolta con un surplus di noncuranza futurista verso importanti monumenti (di Oggiano è la pesante riforma del seicentesco palazzo dell'Università). Una giustapposizione a conferma della sintonia di Sassari con il dibattito in corso nel Paese alle prese con le stesse incertezze.

Sembra lontanissima quella fase egemonizzata dall'architetto Francesco Agnesa, autore senza rivali delle più ammirate architetture del secondo Ottocento (come il palazzo di Andrea Tola, del 1874, in piazza d'Italia), ostile, nel ruolo di tecnico comunale, a eccessivi scostamenti dai codici estetici più collaudati. Forse il segno che è finito il suo tempo sono le eccezioni neogotiche (il palazzo Giordano in piazza d'Italia del 1878, di Luigi Fasoli, e quello in piazza Tola – datato 1889 nel disegno di Silvio Sanna). Il quadro come altrove è composito e non mancano le sorprese: una vicenda da approfondire nei documenti custoditi dal Comune di Sassari (Archivio storico e Biblioteca) e da benemeriti privati (Sisini- Castiglia, Dessì, Pilo, Frassetto-Delitala). (S.Rog)

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