La Nuova Sardegna

I sindacati: sì con riserva al San Raffaele

di Umberto Aime
I sindacati: sì con riserva al San Raffaele

Cgil, Cisl e Uil incontrano l’assessore regionale Arru e lanciano l’allarme sul rischio chiusura dei piccoli ospedali

10 giugno 2014
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CAGLIARI. È davvero impossibile rifiutare una «grande opportunità», soprattutto se è di quelle che «alla Sardegna capitano una volta ogni cinquant’anni», ma anche subire il progetto a scatola chiusa non va bene. Ebbene sì, l’operazione San Raffaele continua a essere sull’altalena, in un saliscendi spesso da brivido. Se la politica, nella maggioranza di centrosinistra ma anche dentro il centrodestra, non ha trovato ancora una linea comune, nonostante il presidente Pigliaru punti a «una risposta condivisa» entro il 24 giugno, data di scadenza della Qatar Foundation, ora a scendere nell’arena sono stati i sindacati.

Il vertice. Cgil, Cisl e Uil lo hanno fatto nel primo incontro ufficiale con l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru. Da subito, hanno messo sul tavolo di tutto, ma soprattutto parlato del San Raffaele. Incassata la disponibilità della Regione per «avviare un confronto permanente sui grandi temi» (precari Aias, rete ospedaliera e spesa farmaceutica), le segreterie regionali sono uscite allo scoperto sul progetto gallurese.

La sintesi. Quello che pensano i sindacati potrebbe essere riassunto così: «Il San Raffaele è una grande opportunità se integrerà i servizi che oggi mancano nella sanità pubblica isolana e lo sarà ancor di più se sarà, come annunciato, un’eccellenza internazionale nella ricerca socio-sanitaria. Se, invece, diventerà un doppione, o azzererà l’esistente allora c’è ancora molto da discutere, per evitare che a rimetterci siano altri territori». Dunque, la strada della condivisione prima del voto in Consiglio regionale è sempre lunga e non solo nelle stanze della politica.

Il mistero. Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno detto in chiaro come la pensano allo stato dell’arte, quando il piano industriale qatarino è sempre segreto. Forse ancora per poco: in questi giorni il consigliere regionale Efisio Arbau (Sardegna Vera-La Base) ha sollecitato il massimo della pubblicità e della trasparenza sul progetto, «perché tutti possano dare subito un parere ma lo dovranno fare solo dopo aver analizzato le carte senza più inseguire questa o quella indiscrezione». Conoscenza, tra l’altro indispensabile, sempre secondo Arbau, «perché al momento opportuno, in Consiglio tutti siano consapevoli di quello che andranno a votare».

I pareri. Per Ignazio Ganga della Cisl, «il San Raffaele è una grande opportunità per la Sardegna (ormai è questo il refrain) ma non può essere certo sovrapporsi alla sanità pubblica sarda in un momento delicato come questo». Delicato, perché? «Perché – è stata la risposta di Ganga – entro fine mese Roma vuole dare alle stampe il Patto della salute con le Regioni. Un Patto che ha, come primo obiettivo ridurre, i posti letto. Già ora sappiamo che, secondo il Governo, esistono delle criticità, almeno sulla carta, e invece sono in arrivo altri 260 posti, cioè quelli del nuovo ospedale di Olbia». Si sa, ad esempio, che di recente il ministero ha proposto parametri ancora più stretti per le piccole strutture e dunque, sempre secondo la Cisl, oggi sono ben otto le strutture a rischio: Cto (Iglesias), Merlo (La Maddalena), San Camillo (Sorgono), San Marcellino (Muravera), Marino (Alghero), San Giuseppe (Isili) fino all’ospedale Zonchello (Nuoro) e al Microcitemico di Cagliari. Otto strutture che con l’arrivo sulla scena del San Raffaele, potrebbero essere sin da ora condannate a chiudere. È proprio quello che il sindacato non vuole. Marinora De Biase, segretario regionale della Cgil, ha allora dichiarato due certezze. La prima è sul futuro ospedale di Olbia: «Se darà una scossa alla sanità che non funziona bene, siamo d’accordo, ma non può essere un sostituito di questo o quello». La seconda certezza per la Cgil è questa: «Il Patto deve essere un’opportunità per ridisegnare una sanità più equilibrata nei territori e dovunque attenta alla prevenzione, ma non può tradursi invece in rischiosi tagli lineari che poi si scaricherebbero sulla qualità dei servizi ai cittadini». Fino alla conclusione di Adolfo Tocco, segretario regionale della funzione pubblica della Uil: «Questo grande progetto incentrato sulla ricerca dovrà essere un valore aggiunto e non potrà certo trasformarsi in un problema per la rete sanitaria isolana». Proprio di questo dovranno tenere conto i tecnici impegnati, in questi giorni, a limare un piano industrial-sanitario che non può più restare segreto.

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