La Nuova Sardegna

Il Qatar: «Sul San Raffaele ora tutto è nelle mani della Regione»

di Luca Rojch
Il Qatar: «Sul San Raffaele ora tutto è nelle mani della Regione»

Il manager della fondazione, Rispo: «Fino al 24 giugno due piani paralleli con priorità alla Sardegna» L’emiro pronto a investire il miliardo di euro: «Ma devono essere rispettate le nostre due condizioni»

14 giugno 2014
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SASSARI. Vite parallele. Il presente è un giro sulle montagne russe, sospeso tra tonfo e trionfo. Il super ospedale è davanti a un bivio, eterna scatola vuota o centro di eccellenza. Il futuro del San Raffaele è appeso a un tratto di penna. Una sigla che la Regione deve mettere per dare il via libera al progetto del Qatar. La fondazione dell’emiro ha pronto l’assegnone da un miliardo 200mila euro per dare vita all’ospedale. Il più grande piano di rinascita per l’isola degli ultimi 20 anni. Ma la Regione deve dare il suo consenso al progetto.

In bilico. Lucio Rispo, a capo della Qatar Foundation, non si nasconde. «Il futuro del San Raffaele è tutto nelle mani della Regione – spiega –. Noi abbiamo presentato il nostro progetto. Ci sono due punti fermi. Aprirà il primo marzo 2015 e le attività di ricerca devono essere quelle che abbiamo indicato. Del resto si può discutere». Ma dalle parole di Rispo, principe di diplomazia, si capisce che il lieto fine non è scontato. Al contrario il polpettone sentimentale potrebbe trasformarsi in una sorta di horror sanitario. Il San Raffaele potrebbe diventare di nuovo un decadente scatolone giallo e il genio della lampada potrebbe esaudire i desideri di qualche altro ospedale nel mondo.

Isola prima scelta. Ma non c’è nessun tentativo del Qatar di uscire di scena. «Ma quale fuga – afferma Rispo, che accenna anche una risata –. Noi siamo investitori seri. È del tutto normale che portiamo avanti nello stesso tempo diversi investimenti, diverse proposte nelle varie parti del mondo».

L’antico flirt tedesco. Ma Rispo precisa. «Non è per nulla una novità – spiega –. Con i tedeschi abbiamo parlato e aperto un tavolo prima di occuparci della Sardegna. È normale che un investitore porti avanti nello stesso momento trattative parallele in modo tale da trovarsi tra le mani un piano b. Se la Sardegna dovesse tirarsi indietro abbiamo l’alternativa. Tutto qua. Attendiamo con fiducia il 24 giugno, la data in cui si dovrà sottoscrivere l’accordo definitivo. Tutto è nelle mani della Regione. Noi abbiamo detto in modo chiaro quali sono le nostre proposte».

I contrasti. Rispo non lo dice mai, ma qualche frizione tra la Regione la Qatar foundation esiste. «Non c'è nessun problema – afferma –. Noi abbiamo dato tempi e indicazioni precise. Ora la Regione deve fare le sue riflessioni e avviare il suo dibattito. C'è tempo fino al 24. Quel giorno ci dirà qual è la sua scelta. Noi lavoriamo su due piani paralleli. È qualcosa che abbiamo sempre fatto. Perché in caso di fallimento di una trattativa ci deve essere l'alternativa già pronta». Incalzato Rispo esce dall’angolo con eleganza. «È un po’ come tra moglie e marito. Non si va sempre d’accordo su tutto. Spesso si discute, ma si arriva quasi sempre a un punto di incontro. E ci si deve ricordare che la moglie la si sceglie, i partner commerciali no. Ci sono cose tra noi e la Regione su cui si deve ancora ragionare, ma la situazione evolve ora dopo ora. Se devo essere sincero non sono per nulla preoccupato. Ho visto la grande determinazione del presidente Francesco Pigliaru, del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio, e so che l’opposizione in Regione ha espresso in modo entusiasta la sua totale adesione al progetto. È palese anche la volontà del presidente del consiglio Matteo Renzi».

Dal 25 ne resta uno. «Mi pare che i presupposti ci siano tutti – continua il manager della Qatar foundation –. Ora si discute, ma confido in una soluzione. Certo in caso contrario saremo costretti a ripiegare sulla Germania, anche se per noi il progetto in Sardegna è prioritario. Ma come ogni investitore dobbiamo cautelarci e mantenere nella manica un piano alternativo. Fino al 24 giugno abbiamo due progetti paralleli, dopo quella data ce ne sarà solo uno. Ma non dipende da noi se farlo in Sardegna, è tutto nelle mani della Regione».

Mister miliardo. Non è una questione di denaro. «I soldi li abbiamo e li mettiamo noi – dice Rispo –, non sono mai stati un problema. Per fortuna. Ma proprio per questo chiediamo che vengano rispettate anche le nostre esigenze. L’investimento deve essere coerente e compatibile con le attività di ricerca che porta avanti la Qatar Foundation nel mondo».

La diplomazia. Rispo non perde mai il suo tono sereno. Spiega anche le cose più complicate con la massima semplicità. Ma evita di entrare nei dettagli di quelle che possono essere le frizioni con i vertici politici dell’isola. Basta un’espressione per rovesciare sulla giunta guidata da Francesco Pigliaru la responsabilità sul futuro dell’ospedale. «L’apertura dell’ospedale non dipende da noi, ma solo da quello che deciderà la Regione e ci comunicherà nell’incontro del 24 giugno. Noi siamo convinti che si possa andare avanti in modo spedito». In altre parole, se l’accordo dovesse saltare non sarà per colpa della Qatar foundation.

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