La Nuova Sardegna

Lai: un altro segno, il processo va spostato

Lai: un altro segno, il processo va spostato

L’avvocato di Rocca chiede che il dibattimento sull’omicidio di Dina Dore sia trasferito fuori dall’isola

20 luglio 2014
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NUORO. «Questo è un ulteriore elemento di turbamento della serenità nella quale si dovrebbe tenere un processo per un fatto così grave. È un ulteriore riprova di quanto noi difensori stiamo dicendo da diversi mesi: il processo va spostato da Nuoro. Il clima che si è creato attorno all’inchiesta e alla vicenda giudiziaria è avvelenato da troppo tempo».

Va dritto al punto, Mario Lai, che insieme al collega Angelo Manconi, difende Francesco Rocca, il dentista gavoese a processo come mandante dell’omicidio della moglie Dina Dore. La notizia dell’ennesimo atto intimidatorio, dell’ennesimo messaggio più o meno velato, a uno dei protagonisti della vicenda, lo coglie in una mattina di riposo, dopo tanti giorni di battaglia nelle aule di giustizia.

«Ucciso il cane del padre di Stefano Lai?– ripetono i difensori di Rocca – è chiaro che in queste condizioni non si può andare avanti. Il processo deve essere spostato immediatamente da Nuoro e dalla Sardegna». «In questo fatto specifico, poi – aggiunge l’avvocato Lai – ci potrebbe essere anche il tentativo di caricare, seppur indirettamente, le colpe di questo gesto a chi invece non ha mai fatto nulla del genere, né lo farebbe. C’è più di qualcuno che a Gavoi sta lavorando da mesi per gettare cattiva luce su intere famiglie o persone. Ma non si può continuare così: il processo va spostato dalla Sardegna».

Proprio in questi giorni, infatti, i difensori di Francesco Rocca stanno lavorando all’istanza di rimessione del processo. L'articolo 45 del codice di procedura penale prevede che “in ogni stato e grado del processo di merito, quando gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili, pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica, o determinano motivi di legittimo sospetto, la Corte di Cassazione, su richiesta motivata del procuratore generale presso la Corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che procede o dell'imputato, rimette il processo ad altro giudice”. In questo caso, l’”altro giudice” sarebbe il tribunale di Roma. Ma per sapere se la richiesta di rimessione del processo verrà accolta dalla Corte di Cassazione bisognerà attendere i prossimi mesi. (v.g.)

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