La Nuova Sardegna

Arru: serve una rete per le cure palliative

Arru: serve una rete per le cure palliative

L’assessore regionale alla Sanità: «Solo così gli hospice potranno funzionare in maniera ottimale»

07 dicembre 2014
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SASSARI. Non ci sono solo persone che fanno da sentinelle tra la vita e la morte, dovrebbero esserci anche luoghi posti lungo questa linea di confine. Si chiamano Hospice, e una legge che risale al lontano ’99 li disegna su tutto il territorio nazionale. In Sardegna, sulla carta, e anche sul sito del ministero della Salute, ne compaiono otto: al Businco di Cagliari, alla Rsa Rosa dei Marganai di Iglesias, all’ospedale Zonchello di Nuoro. Questi sono i centri che realmente operano nel territorio, gli altri sono strutture fantasma, che all’assessorato regionale alla Sanità nemmeno risultano. Due a Olbia: Oncologia aziendale e Rsa Sole di Gallura. Un hospice a Padru: Rsa smeralda. Uno a Sassari: Ras San Nicola. E infine l’ultimo a Vallermosa, nella Fondazione San Randazzo. «Il panorama delle cure palliative nell’isola è completamente da rivedere – dice l’assessore Luigi Arru – operano solo 3 hospice, e non possono funzionare nemmeno in maniera ottimale, visto che la loro attività dovrebbe essere supportata da una rete che invece ancora non esiste». L’hospice non è altro che una residenza per malati terminali, concepita come una via di mezzo tra l’ospedale e la casa.

Si tratta di un luogo d’accoglienza e ricovero temporaneo, nel quale il paziente viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale affinché le viva con dignità nel modo meno traumatico e doloroso possibile. Inteso come una sorta di prolungamento e integrazione della propria dimora, l’hospice include anche il sostegno psicologico e sociale dei familiari del paziente. E’ un tipo di assistenza che va oltre all’aspetto puramente medico della prestazione, il traguardo non è la guarigione fisica il “prendersi cura” della persona nel suo insieme. Per raggiungere questo obiettivo è necessaria una vera e propria équipe composta da diverse professionalità: medico, psicologo, infermiere, assistente sociale, assistente spirituale e volontario.

«Da poco ero a Roma – prosegue l’assessore Arru – proprio per discutere sulla realizzazione della rete locale di cure palliative. A questo proposito c’è anche un finanziamento di oltre 4 milioni di euro per aprire nell’isola gli hospice contemplati dai parametri demografici e tuttora inesistenti». Ci sono parecchie associazioni che si battono per tutelare i “diritti di fine vita”. Una di queste è la onlus Franco Mura, alla quale si rivolgono i parenti di numerosi malati terminali. «Ci sono ancora molti pazienti ospedalizzati che lamentano il dolore – dice Enrico Mura – con picchi dell’80% su malati oncologici. C’è un sottoutilizzo delle terapie analgesiche e talvolta una impreparazione del personale medico ad affrontare certe situazioni. Il sollievo alla sofferenza e la vicinanza dei propri cari devono diventare un diritto». (lu.so.)

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