La Nuova Sardegna

Addio a Enzo Espa, studioso dell’identità

di Salvatore Tola
Addio a Enzo Espa, studioso dell’identità

È morto ieri a Sassari all’età di 95 anni, è stato tra i collaboratori della “Nuova Sardegna”

15 dicembre 2014
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SASSARI. Mentre gli dedico quest’ultimo saluto mi piace pensare che la forte fibra che ha consentito a Enzo Espa – il professor Espa – di superare i 95 anni gli abbia consentito anche di lavorare sino all’ultimo tra i suoi libri, in quel luminoso appartamento di via Enrico Costa. Erano tante, infatti, le opere che aveva pubblicato, o curato, ma erano ancora tanti i progetti che coltivava, e tanti gli impegni di riordino, rielaborazione e studio cui lo chiamavano i materiali che aveva pazientemente accumulato nel corso degli anni. Chi lo conosceva sapeva che era infaticabile nel raccogliere testi poetici, notizie su usi e tradizioni, e poi soprattutto nomi, aggettivi, verbi, proverbi e modi dire in sardo. Questo lavoro nasceva da una grande curiosità, e nello svolgerlo univa la necessaria accuratezza a quel «sottile piacere intellettuale» del quale ha giustamente parlato Giulio Palis: un mozzicone di matita era sempre a portata di mano, nel taschino della giacca, per prendere nota di una parola nuova, di un’espressione inedita.

Lo sbocco naturale di questo lavoro di decenni è stato il «Dizionario sardo-italiano dei parlanti la lingua logudorese», pubblicato a Sassari da Delfino nel 1999; e in seguito riproposto dalla «Nuova» in quattro volumi. Ma si può dire che in quell’opera è confluita, o a quell’opera si è in qualche modo collegata buona parte degli altri suoi libri, come pure gli articoli che nel corso di una lunga collaborazione ha pubblicato sulla terza pagina di questo giornale. In primo luogo il corposo inventario dei «Detti e proverbi sardi» che Gallizzi aveva fatto uscire a Sassari, in due volumi, nel 1981; e poi le raccolte di ninne nanne, serenate e altri testi tradizionali; l’antologia del poeta Limbudu di Pattada; poi anche i racconti, con i quali teneva viva la memoria di Nuoro e dintorni, la terra che lo aveva visto nascere e alla quale era rimasto sempre legato. Per questo il «Dizionario» restava al centro dei suoi pensieri; e, in lotta con il computer che a volte si ribellava a tanto accumulo di materiali, continuava ad aggiungere lemmi, ad integrare e ampliare quelli esistenti.

Il miglior omaggio che gli si potrà fare, negli anni a venire, sarà dare alla luce la seconda edizione della sua opera, alla quale ha tanto lavorato.

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