La Nuova Sardegna

Quattro scafisti in cella

di Alessandra Sallemi
Quattro scafisti in cella

Sbarcati sabato insieme ai profughi: sono stati inchiodati dalle testimonianze

02 giugno 2015
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CAGLIARI. Viaggiavano insieme ai migranti sbarcati sabato pomeriggio al Porto Canale di Cagliari. Degli 880 profughi, 4 erano scafisti. Sono stati individuati dagli agenti della squadra mobile nel corso della lunga serata trascorsa nella banchina, sotto la tenda della polizia davanti al computer, a esaminare nomi, veri e falsi, e fotosegnalazioni. I quattro scafisti (Tunisia, Gambia e Siria le nazionalità di origine) non sono gli unici, per ogni barca ce n'erano due: da qualche parte in Sardegna ci devono essere gli altri dieci. La polizia li rintraccerà col paziente lavoro del confronto tra volti e fotosegnalazioni precedenti. Ma, intanto, la prima volta con un numero importante di profughi, 880 tutti assieme, è stata gestita in modo adeguato perché,già nella notte dell'arrivo, quattro scafisti sono stati individuati, arrestati e trasferiti nel carcere di Uta. L'accusa per tutti è di favoreggiamento dell'immigrazione, rischiano fino a cinque anni di reclusione. Ma non sembrano essere scoraggiati dalle nostre leggi se è vero che uno dei quattro è al sesto viaggio: risulterebbe già individuato come scafista e già espulso dal territorio italiano.

Questi i nomi: Jaballah Nuourredine, 23 anni, tunisino, Madi Fatty, 19 anni, del Gambia, Mahmoudy Younes, 26 anni, siriano, Nurdin Jabala, tunisino, 27 anni. Nel nord Africa c'è un'organizzazione che si occupa di questi estenuanti viaggi della speranza, ma gli scafisti arrestati in Italia vengono sì utilizzati dall'organizzazione, ma non ne farebbero parte.

Lo schema del viaggio è stato descritto da sei migranti già la sera stessa dell'arrivo. I fuggitivi sono andati fino in Libia, da qui li hanno trasferiti a Zouara in Tunisia, dalla spiaggia sono partiti a bordo di un gommone che li ha portati sino a una barca di legno ferma in rada. I libici li hanno traghettati fino alla barca ed è stato a questo punto che sono comparsi i nuovi scafisti. Quattro dei quattordici, secondo le testimonianze rese dagli stessi migranti, sarebbero i giovani ora in carcere a Uta. Agli scafisti, prima della partenza, i libici hanno consegnato un navigatore e un telefono cellulare. "Siamo partiti il 28 maggio, di notte – ha raccontato uno dei migranti nella sua testimonianza –, di notte, eravamo tantissimi, forse 250, tutti accalcati. Guidava il tunisino Nuourredine, con lui c'era un altro tunisino con un Motorola. Nourredine diceva di stare tranquilli, che conosceva bene la rotta, l'aveva già fatta altre cinque volte. Loro sono sbarcati come normali profughi e ci hanno detto di non dire nulla delle modalità del viaggio".

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