La Nuova Sardegna

Gli animali pericolosi? In Sardegna sono solo 50

di Pier Giorgio Pinna
Gli animali pericolosi? In Sardegna sono solo 50

Divergenza tra le dichiarazioni ufficiali dei proprietari e i dati di un fenomeno che resta nascosto. Gli elenchi delle prefetture in molti casi coincidono con le liste degli esemplari a rischio estinzione

09 giugno 2015
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SASSARI. Cresce l’allarme in Sardegna sugli animali pericolosi lasciati incustoditi. Ci sono state fughe di temibili belve e serpenti velenosi. Avvistamenti di grossi felini liberi di vagare per campagne e pascoli. Pitbull, molossi e altri cani da difesa scappati e non più ritrovati o catturati dopo mesi di libertà. Tanti rischi sempre più evidenti, insomma, che in queste settimane spingono molti a cercare di rispondere a precisi interrogativi. Gli esemplari di specie pericolose per l’uomo denunciati al Corpo forestale regionale in tutta la Sardegna sono poco più di una cinquantina: appartengono a piccoli zoo, a mini-allevamenti e a privati cittadini.

«Ma è piuttosto evidente che esiste un fenomeno sommerso, nascosto – sostengono diversi esperti – Perché non tutti dichiarano ufficialmente il possesso. E per capirlo è sufficiente pensare alle mancate denunce persino d’innocui animali da compagnia: se c’è disattenzione e disinteresse su di loro, figuriamoci su tutti quelli che potrebbero portare guai e a rigidi obblighi di vigilanza».

Spiega il comandante regionale delle guardie forestali, Gavino Diana: «I dati sugli animali pericolosi vengono custoditi in albi speciali a cura delle prefetture: noi abbiamo soltanto i numeri riferiti a quelli inseriti negli elenchi sugli animali a rischio estinzione. E naturalmente va sottolineato che, in più di un caso, le due categorie possono coincidere, tanto da essere sovrapponibili».

Dalla prefettura di Sassari, in questa fase impegnata con l’emergenza migranti, si limitano a rammentare le disposizioni a tutela della pubblica incolumità per mostre, rettilari e parchi faunistici. Non arrivano circostanziati chiarimenti né ulteriori notizie di dettaglio da parte delle altre prefettura sarde, se non l’avviso che in molte situazioni spetta comunque ai Comuni e a tutti i corpi di vigilanza accettare le dichiarazioni dei proprietari sul possesso. Il che renderebbe non semplice un censimento allargato.

Tanto è vero che, nonostante l’aumento delle violazioni, c’è difficoltà a reperire un quadro di riferimento esteso a tutta l’isola. Veterinari e altri esperti, proprio per questo, sottolineano come nelle liste delle bestie pericolose da compilare a cura delle prefetture figurano anche cinghiali e cervi. I numeri assoluti non sarebbero dunque indicativi di una possibile estensione del fenomeno. Né su scala complessiva isolana né su basi territoriali più circoscritte. «Perché – come rimarcano ancora a Cagliari dal Corpo forestale – una cifra riferita per esempio ai soli cinghiali potrebbe far saltare del tutto i riferimenti e le statistiche di chi cerca di appurare le effettive presenze in Sardegna di bestie del tutto differenti: come appunto tigri, leopardi, cobra o pitoni».

Un’altra considerazione non secondaria riguarda la tipologia delle specie a rischio importate dai privati nell’isola in questi ultimi anni. Nell’elenco, e nei database che dal 1992 i singoli cittadini devono obbligatoriamente compilare e il comando delle guardie forestali regionali inoltrare alla banca dati mondiale che li raccoglie, compaiono scimmie come i macachi e i babbuini, leoni, tigri e persino numerosi esemplari di ocelot, un tipo di gattopardo molto diffuso in alcune aree dell’America centrale (in particolare nel Messico) e dell’America meridionale.

Altri specialisti, in ultima analisi, fanno osservare che non sempre le paure legate alla presenza di specie esotiche o inusuali alle nostre latitudini sono più motivate di altre. «Cautele e timori – dicono – dovrebbero accompagnare norme di prudenza analoghe di fronte a tante bestie che siamo abituati a notare in Sardegna con maggiore frequenza: un toro, un cavallo e persino le mucche possono essere molto più pericolosi di un serpente magari spaventoso a vedersi ma di fatto innocuo per l’uomo».

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