La Nuova Sardegna

Orune si stringe ai Monni nel ricordo di Gianluca

di Paolo Merlini
Orune si stringe ai Monni nel ricordo di Gianluca

Folla nella chiesa di S. Maria Maggiore alla messa celebrata da monsignor Sanna Tantissimi i giovani, tra loro i compagni di istituto dello studente assassinato

09 giugno 2015
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INVIATO A ORUNE. È passato un mese, ma è come se Gianluca Monni fosse stato ammazzato ieri. L’assassinio del ragazzo ucciso alla fermata del pullman che doveva portarlo a scuola, a Nuoro, è ancora una ferita drammaticamente aperta per la comunità orunese, che ieri si è stretta attorno alla famiglia Monni nella messa di trigesimo. È una ferita aperta anche perché un mese non è bastato a dare una svolta alle indagini, a identificare mandanti e responsabili di questo assurdo delitto proprio quando la soluzione – il filo rosso che lega l’omicidio alla scomparsa del giovane di Nule Stefano Masala – sembra a portata di mano. Una soluzione talmente vicina, per così dire matematica, da rendere frustrante l’attuale impossibilità di accertarne i restroscena e di inchiodarne i responsabili.

La chiesa di Santa Maria Maggiore ha cominciato a popolarsi già mezzora prima delle 18,30, orario previsto per l’inizio della messa. Prima sono state le donne del paese a prendere posto sui banchi della parrocchia, poi pian piano sono arrivati tanti orunesi, e non solo, di tutte le età. Tantissimi i giovani, compagni di classe o d’istituto di Gianluca. Molti di loro sono arrivati dai paesi della provincia, quasi tutti avevano già partecipato ai funerali. Tra i primi, due ragazzi, uno di Dorgali e uno di Onifai. Timidissimi, ancora visibilmente turbati per la morte del loro compagno, hanno atteso a lungo l’inizio della funzione davanti alla chiesa, con l’aria un po’ spaesata.

Il parroco, don Michele Muledda, si affaccia all’altare alle 18,30, preceduto da un’Ave Maria in sardo cantata dal coro Ortobene. Il gruppo nuorese accompagnerà poi la messa per l’intera durata, con canti suggestivi che risuonano potenti all’interno di Santa Maria Maggiore.

Sono tanti gli orunesi che hanno lasciato il paese d’origine rientrati per la funzione. È di Orune anche monsignor Ignazio Sanna, l’arcivescovo di Oristano, venuto per celebrare la messa.

In prima fila ci sono i genitori del ragazzo, Salvatore Monni e Rita Gaddeo, assieme a Pasquale, fratello minore di Gianluca. A loro si rivolge monsignor Sanna quando li esorta a essere forti pur di fronte a un dolore così grande, a vivere nel ricordo di Gianluca, del suo volto solare e della sua purezza di ragazzo. «Orune non è mai stato così unito», afferma il vescovo di Oristano, che ricorda «quel giorno di 48 anni fa quando fui ordinato sacerdote proprio in questa chiesa. Allora Orune era il paese di “Colombi e sparvieri – prosegue citando il famoso romanzo di Grazia Deledda ambientato nel paese barbaricino – Oggi siamo qui per ricordare un colombo, e voglio credere che sia questo il vero volto di Orune, un paese che rifugge la violenza e cerca la pace».

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