La Nuova Sardegna

Il sindaco Sanna: impieghiamoli come Lsu

di Giovanni Bua
Il sindaco Sanna: impieghiamoli come Lsu

La proposta del primo cittadino sassarese per favorire una reale integrazione dei rifugiati

13 giugno 2015
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SASSARI. Sussidio, lavori socialmente utili, ripopolamento, integrazione, futuro. È nato a Bochum, in Germania Nicola Sanna. Dove il padre era, come tanti, emigrato a lavorare. E quegli anni il sindaco di Sassari li ricorda spesso. «Perché – ha spiegato parlando alla presentazione di Diritti al Cuore 2015, il pride contro omofobia, razzismo, sessismo che sfilerà questa mattina per le vie di Sassari – dobbiamo pensare alla difesa dei diritti di tutti. Noi viviamo in quella parte di mondo che ha colonizzato, nel bene ma più spesso nel male, i Paesi poveri. Oggi noi abbiamo l'obbligo morale di aiutarli».

E con questo spirito Sanna ha commentato gli ultimi arrivi di profughi nel territorio sassarese: «In questi giorni stiamo gestendo una nuova emergenza – ha spiegato –. Abbiamo richiedenti asilo ospitati già vicino a San Pietro e a Predda Niedda. Ora abbiamo trovato sistemazione a Palmadula anche per i nuovi arrivati. D'altronde, come in ogni famiglia, ci si stringe un po' per fare spazio a chi ne ha bisogno. Ringrazio pubblicamente la popolazione di Palmadula per l'accoglienza che ha riservato a queste persone. Il fatto però è che l’emergenza può durare sei mesi, forse anche un anno. Dopo dovremo gestire la fase successiva. Ma come?».

«La comunità senegalese, che è a Sassari da parecchio tempo, dimostra che l’integrazione è possibile – ha continuato Sanna –. Per l’immediato qualcosa può essere pensata. Stiamo verificando la disponibilità finanziaria per il reperimento di fondi che possano garantire un minimo di sussidio da utilizzare in lavori socialmente utili, per 3, 4 ore al giorno. Sappiamo che molti di loro non vogliono stare in Sardegna. Sono persone libere e vederle in movimento in città sarà una condizione legittima. L’unico obbligo che hanno è che devono fare ritorno al centro di accoglienza per non incorrere nella condizione di clandestinità».

Il punto vero riguarda il futuro. Per il momento si sta intervenendo con soluzioni dettate dall’emergenza. «Occorre che facciamo il punto su come la città sta recependo la coesistenza. Ci sono momenti di tensione in alcune parti della città, lo sappiamo. In particolare al centro storico, con case degradate e malsane. Occorre costruire un percorso di recupero edilizio, anche partendo dalla presenza degli extracomunitari. Che devono essere una risorsa e non un problema».

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