La Nuova Sardegna

Migranti, 6mila in arrivo in Sardegna. L’Anci: «Profughi in tutti i Comuni»

di Silvia Sanna
Un gruppo di migranti all'esterno dell'ex agriturismo di Palmadula (foto Mauro Chessa)
Un gruppo di migranti all'esterno dell'ex agriturismo di Palmadula (foto Mauro Chessa)

Martedì 16 vertice di tutti i sindaci ad Abbasanta. Frenetica ricerca di nuove strutture di accoglienza. Valledoria: ospitiamoli nelle case sfitte. Alghero: li faremo lavorare

14 giugno 2015
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SASSARI. Da un minimo di 2000 a un massimo di 12mila. Eccoli i numeri sulla base dei quali la Sardegna si prepara ad affrontare l’emergenza. Perché i “massimo 12mila” – che realisticamente potrebbero essere circa 6mila – sono i migranti che entro la fine dell’anno busseranno alle porte dell’isola, chiedendo aiuto, una possibilità, una mano tesa per risollevarsi.

Non è più solo teoria, emergenza imprevedibile: il fenomeno sbarchi – dicono fonti del ministero dell’Interno – può essere quantificato e per questo affrontato e gestito senza improvvisazione. Si parte dai numeri – da un minimo a un massimo – per calcolare quante strutture serviranno, quanti posti letto e quanti operatori saranno necessari per accogliere uomini, donne e bambini in fuga.

La situazione internazionale non concede speranze: la Sardegna, nuovo luogo d’arrivo per i barconi, sarà chiamata a dare un contributo sempre più significativo. E i sindaci, che nelle ultime settimane – sull’onda dell’emergenza – hanno accettato più o meno passivamente le direttive delle prefettura, adesso alzano la voce.

Disponibili ad accogliere i migranti, vogliono però dire la loro. E si fa strada l’ipotesi di distribuire i profughi in maniera più diffusa: no ai grandi centri che rischiano di trasformarsi in ghetti, sì invece a piccole quote di migranti in tutti i paesi.

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I nuovi arrivi. Sono attesi presto. E al momento nei centri d’accoglienza non c’è un posto libero. Per questo dalla prefetture è partito il nuovo invito ai Comuni: fate il censimento, segnalate le strutture utilizzabili e i soggetti – privati o cooperative – che potrebbero gestirle.

L’ultimo bando della prefettura di Cagliari è del 9 giugno: per presentare le offerte c’è tempo sino a mezzogiorno di martedì 16. Di questo si parlerà proprio martedì 16 ad Abbasanta, nel vertice convocato dall’Anci.

Le proposte. Sarà l’occasione, per i sindaci, per esprimere la loro opinione su una vicenda in cui sono protagonisti. Il primo cittadino di Valledoria, Tore Terzitta, ha le idee chiarissime. E ad Abbasanta porterà la sua proposta, che parte dai numeri.

Si ipotizza che i migranti che sbarcheranno nell’isola possano essere 6mila, la metà del massimo stabilito. Su questo numero Terzitta fa un calcolo: «In Sardegna siamo un milione e mezzo di persone, che corrispondono a 4 migranti ogni 1000. Allora io propongo questo: sulla base del dato 4 per 1000, distribuiamo i profughi nel territorio. In questo modo sarebbe più semplice gestirli, perché ciascun Comune avrebbe una quota proporzionale alla popolazione residente. Nel mio caso – aggiunge Terzitta – se mi dicessero che devo farmi carico di una ventina di migranti, non avrei alcun problema. È normale invece che mi trovi in difficoltà quando da un giorno all’altro mi annunciano che devo cercare una struttura in grado di ospitarne cento».

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Basta ghetti. In questo scenario, le piccole quote di migranti potrebbero essere accolte all’interno di strutture più piccole. Il sindaco di Valledoria pensa al patrimonio di case sfitte in tutta la Sardegna. E suggerisce una possibilità di utilizzo: «Diamole ai migranti. Inseriamoli in un contesto diverso, a piccoli gruppi, in un ambiente più familiare. Con il contributo dello Stato, 35 euro per ciascun ospite, i Comuni potrebbero sistemare alcune case disabitate, garantire vitto e alloggio e il supporto culturale per favorire una reale l’integrazione».

Un lavoro per i profughi. L’idea di Terzitta potrebbe riscuotere consensi tra i sindaci. Quello di Alghero, Mario Bruno, guarda al futuro. Dice che tra i 70 profughi distribuiti in 2 strutture, un ex agriturismo e una ex casa vacanze, tanti hanno una professione spendibile.

Muratori, elettricisti, persino dj: «Stiamo pensando a una convenzione con l’amministrazione per trovare loro un impiego. È impensabile che le loro giornate trascorrano tutte uguali all’interno dei centri d’accoglienza. Per aiutarli è necessario provare a farli sentire utili». È una questione di dignità, sottolinea il sindaco di Alghero, che non può essere calpestata.

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