La Nuova Sardegna

porto torres

Sean Wheeler, dal deserto del Kansas il sindaco della rivoluzione

di Luigi Soriga
Sean Wheeler, dal deserto del Kansas il sindaco della rivoluzione

Dagli Usa a Gaeta, si è trasferito in Sardegna quattro anni fa. Biologo, insegnante precario, due figli. «Ora si cambia, sarà vero rinnovamento»

16 giugno 2015
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PORTO TORRES. C’è una frase che è diventata un mantra di queste elezioni portotorresi: “voglia di cambiamento”. E c’è un’immagine che distilla questa rivoluzione culturale: zia Gavina che vota questo strano giovanotto con i capelli lunghi e due anelli per orecchio, che sino a due mesi avrebbe guardato storto. E invece ora lo ferma per strada, gli stringe la mano e gli dice: «Ora che sei sindaco non te la tagliare questa coda di cavallo, resta come sei, non diventare come tutti gli altri». Gli altri sono le facce vecchie della politica, quelle occhialute o quelle paffute, che per oltre un decennio hanno condito il futuro con promesse insipide. Disilludendo giovani e anziani e facendo in modo che anche zia Gavina sbuffasse e girasse le spalle. Fino a detergere le pupille da ogni pregiudizio, passando sopra a baffoni, capelli lunghi, orecchini e un’aria da metallaro highlander, sino a intravedere in queste sembianze naif un’aurea da messia. E credendo agli occhi sinceri di questo marziano della politica. Sean Wheeler, il nuovo sindaco, sorride e avverte: «Mai sottovalutare lo spirito rivoluzionario di zia Gavina. La ribellione non ha età. E grande rispetto per Porto Torres, che ha avuto il coraggio di voltare pagina».

Dagli Usa all’Italia. Quarantacinque anni, una moglie, due figli, un cane, un gatto, due pesci rossi e due tartarughe, il nuovo sindaco non proviene esattamente da un’altra galassia, ma dall’altra parte del mondo. Precisamente Kansas, nel cuore degli Stati Uniti, una città con il niente intorno, con il classico deserto a mollo nel silenzio. Ci ha vissuto sino ai cinque anni. Dopodiché la mamma, che per amore aveva attraversato l’oceano e da Gaeta ad appena 17 anni aveva seguito un ufficiale della Marina a stelle e strisce, un bel giorno si stancò di vedere le palle di fieno rincorrersi nel vento. Fece le valigie, prese per mano il figlioletto Sean e ritornò nella sua bella città a mollo nel mare. “L’eletto” lì ha studiato, andando a scuola in bici o in rollerblade, e ha conseguito la maturità scientifica. «Le metropoli non mi hanno mai attirato, e allora per l’Università ho scelto Perugia». Scienze Naturali, 110 e lode, e una vita da studente squattrinato, con decine di lavoretti per tirare a campare: cuoco, commesso in negozi di videogiochi, cameriere.

In Sardegna. A Porto Torres è finito per puro caso: un compagno di Università aveva un’offerta di lavoro con una ditta che faceva acquacoltura. Lui rinunciò e fece il nome di Sean. «All’epoca facevo qualche supplenza di matematica e scienze. Ma avevo il mito della Grecia e della Sardegna. La prima l’avevo già girata in moto, con la mia mitica Triumph Tiger 955, 3 cilindri di pura goduria. Per l’altra ho preso la palla al balzo». Si trasferisce a Porto Torres, conosce un’altra insegnante precaria, Stefania, e la sposa. Per problemi di lavoro vanno in Umbria, ma quando nascono i due bimbi Emily ed Aaron nel 2011 decidono di farli crescere nuovamente nell’isola.

Il VDay. Nel frattempo però era arrivata anche la folgorazione grillina. «Ho sempre avuto idee di sinistra – dice Sean – ma sono anche un elettore disilluso. Gli spettacoli di Grillo prima mi hanno fatto riflettere, poi è arrivato il VDay, sono nati i primi gruppi, poi il movimento». E lui, a detta di molti pentastellati, è l’estratto in purezza del movimento Cinque Stelle.

I suoi valori. Non possiede la Tv, non legge giornali (non ha dato un’occhiata nemmeno agli articoli sulla sua elezione ndr), diffida dei tg, si informa su internet, ama la natura, non possiede un’auto, usa di rado quella della moglie, preferisce il camper, la moto, e l’alimentazione sostenibile a sudore, con pattini, bici e scarpe da running. Ha un’intelligenza vispa, non dà mai risposte banali. Se gli chiedi quale valore vorrebbe trasmettere ai suoi figli, dice: «Ora direi la tolleranza. Ce n’è un gran bisogno. Vorrei fossero avulsi dai pregiudizi e che fossero rispettosi di ogni essere vivente». Non è religioso, lo è stato, e anche praticante, ma adesso crede che il divino risieda dentro ogni individuo. Non mangia assolutamente carne ed evita anche le proteine animali. È un solitario: «Da buon figlio unico sto bene da solo, ma se sono in compagnia mi diverto un botto. A mia figlia, che è iperattiva, amo dirle: la noia è bella, dovresti apprezzarla: ti aiuta a valorizzare gli altri momenti della vita».

Ora il suo mestiere principale è fare il mammo, pensa soprattutto alla casa e ai figli. Ma quando può si ritaglia tempo per la vita all’aperto. Ama lo sport, ma più le competizioni con se stesso o contro le onde del mare, piuttosto che i giochi di squadra. Adora la musica Heavy Metal, e si vede, anche se non è capace a suonare alcuno strumento. La politica per lui finora è un senso civico da esercitare nel quotidiano. L’avventura. Quella da sindaco è partita da zero. Un perfetto sconosciuto, votato dagli iscritti del Movimento, che un bel giorno promette una ventata fresca su una città morente. La campagna elettorale costa meno di 500 euro, non c’è nemmeno bisogno di stampare volantini per il ballottaggio. In due mesi Sean il capellone ha conquistato zia Gavina, ha spazzato la vecchia politica. In due mesi si è preso una città.

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