La Nuova Sardegna

Il ciclone M5S spazza la vecchia politica

di Gianni Bazzoni
Il ciclone M5S spazza la vecchia politica

L’affermazione netta dei grillini è la reazione di un territorio dilaniato dalla crisi che vede il rilancio ancora lontano

16 giugno 2015
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PORTO TORRES. Il vento è di casa nella costa di Porto Torres, ma una raffica così forte e capace di dare sfogo a una ondata che ha spazzato via il vecchio modo di fare politica non se la ricorda nessuno. E dire che da queste parti di piccoli e grandi rivoluzioni ce ne sono state, anche laboratori che hanno sempre messo la realtà turritana un po’ avanti agli altri. Si potrebbe pensare a quel «vento sardista» che cominciò a soffiare impetuoso proprio da Porto Torres, con il congresso del 1981 all’allora teatro Olimpia che lanciò la stagione dei Quattro mori del leader Mario Melis.

Un colpo secco. Uno schiaffo dei movimenti anti-sistema o anti-politica di partito, come quello assestato dal Movimento 5Stelle che ha conquistato la guida della città, però, è un qualcosa di nuovo e di antico allo stesso modo. Perché lo tsunami pentastellato che porta alla carica di sindaco Sean Wheeler, che a Porto Torres ci vive da appena quattro anni, e non era neppure il candidato numero uno ma è subentrato in corsa dopo una defezione, mette insieme aspetti locali (tanti) e nazionali (altrettanti).

Il Pd. In mezzo c’è il Partito democratico, locale, provinciale e regionale, che ha conservato la presunzione di farcela comunque, di tirare a campare perché «i grillini al ballottaggio non erano neppure previsti». Si doveva andare al confronto tra due pezzi di vecchia e mezza vecchia politica, insomma schieramenti tradizionali, dove il massimo del rinnovamento ancora è il figlio che si candida al posto del padre che lascia il passo dopo tanti anni di esperienza e partiti cambiati per ragioni non sempre comprese.

Conti sballati. Ma i conti non si fanno mai a tavolino, soprattutto non si sottovalutano il malessere e il disagio che si trasformano in rabbia. E non si fa finta di parlare ai giovani quando i messaggi devono compiere un percorso contorto per arrivare a destinazione. I segnali c’erano tutti, già dal 2010. Il Pd ha perso al ballottaggio sacrificando anche in quella occasione un uomo di partito come Luciano Mura: silenzioso, leale, esperto ma spesso lasciato solo a giocare partite complesse.

La lezione. Allora si parlò di lezione chiara: «Abbiamo capito tutto», questo il commento di un centrosinistra diviso in due tronconi. Invece l’esperienza della giunta Scarpa degli ultimi cinque anni ha scavato una voragine nella quale è scivolato il Pd e il centrosinistra, quasi umiliato dal Movimento 5Stelle.

I giovani. Il centrodestra si è sciolto, quasi estinto, tanto che alle recenti elezioni ha sparso un po’ di candidati in qualche civica (specie nella coalizione di Costantino Ligas), e il Pd-centrosinistra-sovranista ha pensato a un rinnovamento che non è decollato perché è mancato il coraggio. Così è stata la gente, in maniera devastante, a dettare il cambiamento che le segreterie dei partiti (a vari livelli, non solo locale) non hanno deciso di fare. I giovani c’erano ma sono rimasti dietro, solo negli ultimi giorni - per esempio - sono comparsi sul palco accanto a Luciano Mura, al presidente della Regione Francesco Pigliaru e del consiglio regionale Gianfranco Ganau. Hanno parlato e confermato che chi ha ritardato il rinnovamento ha sbagliato tutto. E gli errori si pagano.

I temi nazionali. Porto Torres è così, le sue sorti non sono mai slegate dalla politica nazionale. E se scoppia il caso Mafia Capitale, del decreto scuola che scontenta tutti (tanto per fare due esempi) ecco che l’onda rimbalza sulle coste turritane: «Tutti a casa, spazziamoli via». E anche gli ultimi cinque anni di governo Scarpa vanno in conto a Luciano Mura e al Pd «per una opposizione lenta e troppo debole». Gli altri non contano.

E quelli locali. Non è la gente che sbaglia, stavolta il verdetto è chiarissimo. Il voto è una decisione, e quello di domenica è una sentenza senza appello: il 73 per cento degli elettori ha visto nella proposta dei 5Stelle un cambiamento che non ha neppure immaginato dall’altra parte. Così nasce un fenomeno, così passa uno tsunami pentastellato che è comune ad altre realtà industriali italiane, dove le ciminiere sono spente e i disoccupati una mina che sta per esplodere. Si ricomincia da Sean, the major.

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