La Nuova Sardegna

Il nuraghe è una torre punica

di Dario Budroni
Il nuraghe è una torre punica

Nel Mediterraneo è l’unica. Recupero finanziato dal Consorzio Porto Rotondo

20 giugno 2015
4 MINUTI DI LETTURA





PORTO ROTONDO. Quando lo vedi ci metteresti quasi la mano sul fuoco. Ha una forma circolare e i suoi blocchi sono di notevoli dimensioni. Però quel monumento che svetta sul golfo di Cugnana non è un nuraghe. La clamorosa scoperta è stata messa a segno dagli archeologi durante una campagna di scavi: si tratta di una torre di avvistamento di pericoli dal mare di età punica. Lassù la vedetta di turno accendeva un fuoco per segnalare la minaccia. Il monumento si trova a Porto Rotondo, in quella località che si chiama appunto Punta Nuraghe, a due passi dalla spiaggia Ira. Una scoperta eccezionale. Perché si tratta di una testimonianza unica non solo in Sardegna, ma nell’intero bacino occidentale del Mediterraneo. Una rivelazione resa possibile grazie al consorzio di Porto Rotondo, che ha sostenuto i costi dello scavo.

Storia da riscrivere. Lo scavo, diretto sul campo da Paola Mancini con la supervisione della Soprintendenza nella persona di Rubens D’Oriano, è stato effettuato tra il 2012 e il 2013. Fino a quel momento emergevano solo alcuni blocchi della sommità, mentre il resto era coperto dal crollo e dall’interro. Quel poco che si vedeva aveva sempre fatto pensare a un piccolo nuraghe con vista mare. Ed è per questo che la località si chiama Punta Nuraghe. In realtà è una torre di segnalazione per davvistare i pericoli all’orizzonte. «In Sardegna non esiste niente del genere. E che io sappia neanche nella parte occidentale del mar Mediterraneo» dice Rubens D’Oriano.

Una torre punica. Gli archeologi non hanno dubbi: la torre fu costruita tra la fine del IV° e gli inizi del III° secolo avanti Cristo. E cioè in piena fase punica, quando la Sardegna era sotto il dominio di Cartagine. Poi fu utilizzata anche in epoca romana fino agli albori dell’età imperiale. «Quindi fino alla Pax Augusti, quel periodo di pace che segue la presa di potere dell’imperatore Augusto – spiega D’Oriano –. Le guerre civili erano finite, pure i pericoli esterni. Quindi l’impero non aveva più nulla da temere».

Perchè quella forma. Nel sito spuntano una torre centrale e un rifascio con una funzione statica di rinforzo. E quindi la domanda è d’obbligo: perché il monumento è così simile a un nuraghe? Le spiegazioni sono più di una. È possibile, per esempio, che nella costruzione della torre fossero coinvolte le popolazioni indigene, lontane discendenti dei costruttori dei nuraghi. Una sorta di allusione, da parte loro, agli edifici del loro passato. Possibile anche che la somiglianza a un nuraghe fosse dettata dall’intento di mimetizzare la struttura. Ma ci sono anche altre ipotesi, al momento in fase di studio. La funzione. Anche se non proprio vicino, il monumento aveva la funzione di difendere Olbia. La torre domina infatti il golfo di Cugnana e dalla sua sommità è possibile scorgere l’orizzonte ed eventuali pericoli provenienti dal mare. Una volta avvistata la minaccia, la vedetta accendeva quindi un grande falò che veniva «rimbalzato» da un altro simile edificio (andrebbe scavato) situato su una collina non lontano dal centro commerciale Terranova. Di conseguenza il segnale arrivava direttamente nella Olbia antica.

Tra passato e futuro. La torre è già fruibile e l’accesso è libero. È presente anche un pannello informativo. Si sta pensando all’installazione di un impianto di illuminazione, di panchine di raffinato design, di una pavimentazione. Il sogno del consorzio di Porto Rotondo è anche quello di trasformarlo in una location di eventi culturali e piccoli concerti immersi nella storia e nella natura.

Consorzio mecenate. I costi dello scavo sono stati interamente sostenuti dal consorzio di Porto Rotondo, tramite un finanziamento di 70mila euro. «Un atto rarissimo, a me sinceramente non era mai capitato» sottolinea l’archeologo D’Oriano. Soddisfatti Gianluca De Fazio, presidente del consorzio, e Luigi Donà dalle Rose, fondatore del borgo e presidente della fondazione Porto Rotondo. «L’arte qui è sempre stata al centro di tutto. E questo sito archeologico è una vera sorpresa – dice Luigi Donà dalle Rose –. I turisti vengono qui per visitare la chiesa, la piazza. Da ora in poi potranno visitare anche la torre». Il sito sarà inserito nei circuiti culturali dell’assessorato al Turismo di Olbia, guidato da Marco Vargiu.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative