La Nuova Sardegna

BENETUTTI. I piccoli paesi sono come grandi famiglie allargate. Tutti si conoscono. Pedru Maria Zarra (nella foto) aveva 67 anni, un carattere un po’ schivo, molti acciacchi e un cuore ballerino. Tutti sanno delle sue disavventure cliniche: le prime bizze cardiache risalgono a diversi anni fa, quando gli era stato impiantato il primo pacemaker. Ma i problemi si erano ripresentati e infatti era uscito dall’ospedale appena due mesi fa, dopo tre mesi di ricovero per un altro intervento. Era ritornato in paese piuttosto sofferente: dimagrito e con il fiato sempre corto e il respiro affannato. Per questo motivo aveva un modo tutto suo di parlare, e soprattutto quando si agitava, occorreva un traduttore simultaneo per decifrare certe parole. La gente lo considerava un pezzo di pane, una persona che nonostante i suoi acciacchi si era preso sulle spalle la famiglia e la mandava avanti. In casa lui era quello che guidava l’auto, che faceva le commissioni, che accompagnava la sorella dal dottore, che si occupava di scadenze e incombenze. Era il pilastro della famiglia Zarra.

Di mestiere aveva fatto il falegname, e ormai era in pensione da diversi anni. Ogni tanto dava una mano al fratello nella gestione della campagna e dei pochi animali allevati. Quella dei Zarra è una famiglia estremamente semplice, che vive di pochissimi mezzi e si fa forza con un legame affettivo profondo e indissolubile. Soprattutto tra Pedru Maria e Maria Elen c’era una simbiosi fortissima, quella che spesso si instaura tra una sorella maggiore e un fratello più piccolo di molti anni. Una garza di protezione che si inspessisce quando si aprono ferite profonde, come la scomparsa di un loro fratello. Nessuno dei tre anziani è mai riuscito a cucire intorno a sè una propria famiglia, nessuno si è mai sposato. E forse non l’ha mai nemmeno voluto veramente. I tre fratelli in fondo si bastavano: tre esistenze semplici, una piccola casa, una serratura. E fuori un mondo cattivo che bussava minaccioso. (lu.so.)