La Nuova Sardegna

L’accusa: Mesina ordinò il delitto Gungui

di Nadia Cossu
L’accusa: Mesina ordinò il delitto Gungui

Secondo la Procura di Nuoro Grazianeddu fu il mandante dell’omicidio commesso 41 anni fa a Mamoiada

08 luglio 2015
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SASSARI. C’è un’intercettazione che secondo gli inquirenti inchioderebbe Graziano Mesina. Una conversazione tra lui e un suo autista, captata mentre i due sono a bordo della “famosa” Porsche Cayenne di proprietà di Mesina, e durante la quale commentano la morte di Santino Gungui, ucciso a Mamoiada con quattro fucilate a pallettoni nella notte tra il 24 e il 25 dicembre del 1974.

Quarantuno anni dopo quell’omicidio senza colpevoli, la magistratura individua oggi nell’ex primula rossa del banditismo sardo il mandante del delitto. E ci arriva, a questa conclusione, attraverso l’ascolto di una miriade di conversazioni tra Grazianeddu e i suoi autisti, intercettazioni disposte nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Cagliari sull’associazione a delinquere, sul traffico di stupefacenti e su altri reati per i quali Mesina si trova in cella da due anni.

Il fatto contestato all’imputato risale a un periodo in cui Grazianeddu era in regime di carcere duro, piantonato giorno e notte, ma gli investigatori sono certi che l’uccisione di Santino Gungui – che all’epoca aveva 37 anni – sia stata ordinata proprio dall’orgolese. Il movente sarebbe legato alla mancata spartizione di denaro dopo un sequestro di persona. L’ex primula rossa riteneva in sostanza che la vittima avesse tenuto per sè soldi che invece avrebbe dovuto consegnare a uomini di fiducia di Mesina. Un comportamento inaccettabile che, nell’ottica degli inquirenti, avrebbe spinto l’imputato a commissionare l’omicidio.

Ieri mattina i carabinieri del nucleo investigativo di Nuoro, che hanno svolto le indagini coordinati dal pubblico ministero Giorgio Bocciarelli, hanno notificato a Mesina nella sua cella di Badu ’e Carros l’avviso di conclusione delle indagini, il 415 bis che tecnicamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. E così l’orgolese ora potrebbe dover rispondere in un’aula di tribunale anche di questo nuovo reato.

Santino Gungui era stato assassinato la notte di Natale mentre rientrava a casa dopo aver terminato di accudire il bestiame. L'assassino – o gli assassini – lo avevano atteso in corso Vittorio Emanuele, in un tratto al buio, e gli avevano sparato alle spalle quattro colpi di fucile calibro 16 caricato a pallettoni. L'uomo era morto sul colpo. Le indagini erano state indirizzate nel mondo dell’abigeato ma subito dopo erano state collegate ad altri episodi criminali, come i sequestri di persona.

Due fratelli di Santino Gungui, Gonario e Aldo, infatti, erano stati implicati nel sequestro e nell’omicidio di Aurelio Baghino, titolare della concessionaria Fiat di Nuoro, rapito e mai tornato a casa. Il padre di Santino – Salvatore Gungui – all’epoca scontava invece una condanna all’ergastolo come mandante di un duplice omicidio.

Santino Gungui, però, non era mai stato implicato in questi episodi criminali anche perché all’epoca non viveva in Sardegna, era fuori per lavoro. Era rientrato a Mamoiada soltanto dopo l’arresto del padre e dei fratelli per occuparsi delle aziende di famiglia. E allora si parlò di vendetta trasversale.

Ora il provvedimento notificato a Graziano Mesina getta una nuova luce su un caso rimasto per così tanto tempo senza colpevoli. Gli avvocati che assistono l’ex primula rossa – Maria Luisa Vernier e Beatrice Goddi, entrambe del foro di Cagliari – consulteranno oggi gli atti dell’indagine.

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