La Nuova Sardegna

Palloncini in volo per dire addio a Letizia

di Stefano Ambu
Palloncini in volo per dire addio a Letizia

I funerali della bambina di undici anni uccisa dall’elica di uno yacht. Il commovente saluto dei compagni di scuola

12 luglio 2015
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CAGLIARI. Palloncini rosa e bianchi con i cuoricini liberati in cielo per salutare per l'ultima volta Letizia Trudu, la bambina di undici anni colpita e uccisa dall'elica di uno yacht mentre nuotava al mare a Santa Margherita di Pula.

Una tragedia che ha sconvolto tutta l'Italia. E in particolare la Sardegna e tre comunità. Quella di Santa Margherita, la località balneare che d'estate diventa una piccola città. E poi Assemini, la cittadina nella quale Letizia viveva con la sua famiglia. E infine Cagliari: la bambina frequentava un istituto della città. E proprio una della principali parrocchie della città, quella di San Paolo, nella centrale piazza Giovanni XXIII, ha accolto le centinaia di persone tra parenti e amici che hanno voluto partecipare ai funerali di ieri pomeriggio. Chiesa gremita molto prima dell'inizio della messa: per molti è stato impossibile trovare posto. E tanti sono rimasti fuori. Decine di persone si sono sistemate nel sagrato: silenziose e attente per cercare di ascoltare e captare parole e canti che arrivavano dalla chiesa. Tra i presenti anche i sindaci di Pula Carla Medau e il primo cittadino di Assemini Mario Puddu. Commoventi i ricordi dei compagnetti di scuole e delle amichette.

Una di loro, dall'altare, ha raccontato che con Letizia si erano ripromesse di stare insieme nel banco al ritorno a scuola a settembre.

«E invece – ha detto – sei andata via lasciandoci una tristezza infinita. Sarai il mio angelo custode».

Tante altre testimonianze: tutti, a cominciare dal parroco ricordano Letizia come una ragazzina vivace, forte di carattere, sorridente. «Signore – ha detto un'altra bambina al microfono – ci sentiamo soli e tristi. Fa che riusciamo a trasformare il dolore in gesti di amore concreto come Letizia ha sempre fatto».

Toccanti anche le parole di un'altra compagna di giochi: «Con Letizia abbiamo giocato e bisticciato. Ci siamo divertite e abbiamo imparato insieme a conoscerci. Signore, aiutaci a portare sempre nel cuore la sua dolcezza».

Tante lacrime, tanto dolore. Incredulità, sofferenza. E strazio per i familiari più stretti. «Forse – ha detto il parroco don Mario Steri durante la omelia che commentava le parole del Vangelo di San Luca – di fronte a tanto dolore dovremmo stare in silenzio. Ma noi abbiamo proclamato la parola di Dio che ha qualcosa da dire a tutti in ogni circostanza di vita. Nella morte e nella vita, nel dolore e nella gioia».

E ancora: «I cristiani non parlano di necropoli, di città dei morti, ma parlando di cimiteri, luoghi di coloro che riposano. In pace, in attesa della resurrezione».

Un invito a non farsi distruggere dal dolore: «Adesso – ha detto il parroco – noi forse non riconosciamo il Signore presente in mezzo a noi perché il dolore è tanto. Ma egli c'è. E con il tempo si manifesterà e ci consolerà».

Poi ancora preghiere e canti. Sino all'ultimo viaggio della bambina. Con gli amichetti, tristi e e increduli, sempre lì in prima fila a fare compagnia sino all'ultimo alla loro Letizia. Poi i palloncini che volano nel cielo azzurrissimo sopra una piazza stracolma di persone che piangono, E un applauso lunghissimo che sembra non finire mai.

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