La Nuova Sardegna

L’operaio morto alla Saras: la Fiom sarà parte civile

di Mauro Lissia
L’operaio morto alla Saras: la Fiom sarà parte civile

L’azienda chiamata in giudizio, imputati anche i Moratti Il tecnico fu ucciso dal gas mentre bonificava un impianto

17 luglio 2015
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CAGLIARI. La Saras è stata chiamata in giudizio come responsabile civile per la morte dell'operaio siciliano Pierpaolo Maria Pulvirenti, finito asfissiato dal gas il 12 aprile 2011 mentre si apprestava a bonificare un impianto della raffineria a Sarroch. E’ stato l’avvocato Carlo Amat a chiederlo per conto della Fiom-Cgil, che per decisione del gup Giampaolo Casula sarà parte civile nel procedimento. Si sono espressi contro l’ammissione del sindacato al processo gran parte dei difensori, ma alla fine il giudice ha seguito l’orientamento del collega Giorgio Altieri, che al precedente processo per la morte dei tre operai Co.me.sa aveva dato via libera all’organizzazione dei metalmeccanici. L’udienza preliminare andrà avanti il 5 novembre con la discussione: impossibile prevedere se qualcuno dei tredici indagati decida di proporre al giudice un rito alternativo. Di certo il pm Emanuele Secci chiederà il rinvio a giudizio per Massimo e Gianmarco Moratti, che devono rispondere nei ruoli di presidente e amministratore delegato di omicidio colposo, lesioni colpose e violazioni delle norme di sicurezza come datori di lavoro, in linea con le recenti pronunce della Corte di Cassazione che lega la responsabilità penale in casi di incidenti sul lavoro in grandi stabilimenti industriali alle scelte strategiche in materia di sicurezza assunte dai consigli di amministrazione. In questo caso il pm Secci ha riportato nel capo d'imputazione l'intera filiera gerarchica, partendo dai vertici per arrivare agli operai preposti della ditta Star Service, che lavorava per Saras con un contratto d'appalto. Rischiano quindi il rinvio a giudizio a vario titolo e con le stesse accuse anche il direttore generale di Saras Dario Scaffardi, il direttore operations management dello stabilimento Guido Grosso, il direttore dell'asset management Antioco Mario Gregu, il dirigente operations Giulio Mureddu, il responsabile dell'area produzione distillazioni e desolforazioni Gianluca Cadeddu, il preposto responsabile di esercizio Massimo Basciu, il preposto capo turno giornaliero dell'impianto Dea3 Luciano Capasso, l'operatore unità 400 dell'impianto Dea3 Francesco Casula, l'amministratore della Star Service Adriana Apollonia Zappalà, il dirigente di Star Service Innocenzo Condorelli e il preposto capo cantiere della ditta d'appalto Pietro Serranò, fratello di uno dei due operai rimasti feriti nel tentativo di salvare Pulvirenti. La Saras risponde poi come responsabile amministrativo di quanto accaduto attraverso i fratelli Moratti e altri sei indagati: in caso di condanna sarà l'azienda di Sarroch a pagare i risarcimenti.

Nella relazione tecnica elaborata dal consulente Salvatore Gianino viene ricostruito ogni passaggio dell'incidente e si fa riferimento a un "grave deficit organizzativo" che sembra coinvolgere il gruppo di comando della raffineria in una sequenza di inosservanze delle norme sulla sicurezza. L'operaio siciliano della ditta Star Service venne investito da un getto d'idrogeno solforato mentre si accingeva a entrare nell'impianto Dea3 della Saras per pulirlo, seguito dal compagno Gabriele Serranò, scampato alla morte per puro caso. L'inchiesta ha consentito di accertare che l'impianto Dea3 non era stato bonificato e il compito di renderlo disponibile all'intervento di pulizia non era della ditta dell'appalto ma della Saras. Quindi quando gli operai hanno aperto il passo d'uomo per entrare nella colonna sono stati investiti da un gas che non doveva esserci.

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