La Nuova Sardegna

Fiorella Mannoia Poesie e canzoni per raccontare la vita

di Andrea Musio
Fiorella Mannoia Poesie e canzoni per raccontare la vita

La cantante ha conquistato un pubblico di duemila fans All’Arena Sant’Elia di Cagliari live intenso ed emozionante

30 luglio 2015
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CAGLIARI. Intramontabile Fiorella. Sono pochi i personaggi del mondo della musica capaci di entrare nella memoria collettiva, anche oltre quarant'anni di carriera, restando sempre attuali. Come, appunto, Fiorella Mannoia. Capace di trasmettere profondi sentimenti ed emozioni con le parole e le canzoni. Lo sanno bene i fans, circa duemila e cinquecento che martedì non hanno rinunciato ad essere presenti, all'Arena Sant'Elia. Grazie anche a un tour che profuma di nostalgia.

Trentaquattro gli anni in cui la Mannoia è sulla cresta dell'onda. Aveva quattordici anni quando partecipò all'edizione del 1968 del festival di Castrocaro con un brano di Adriano Celentano, “Un bimbo sul leone” con sonorità, allora in auge, come il surfin dei Beach Boys e il rock di Presley. Ed è proprio da questo episodio che è partito martedì il concerto. Un percorso a tappe, in ordine cronologico, per ripercorrere i momenti salienti della carriera. Un viaggio nel tempo in cui Fiorella accompagna gli spettatori e li rende partecipi delle sue esperienze con racconti divertenti, aneddoti e considerazioni personali come fosse una chiacchierata tra amici. Poco meno di due ore scivolano via così velocemente. Venti le canzoni della sua scaletta in cui spazia dal rock al pop con incursioni nel jazz, nello swing. Energica e melanconica, profonda e divertente e la sua splendida voce in primo piano.

E’ un rincorrersi di hit celebri e amate. “Quello che le donne non dicono”, la toccante “Sempre per sempre” di Francesco De Gregori, “Ho imparato a sognare” presa in prestito dai Negrita (in concerto sabato a Cagliari, sempre all'Arena Sant'Elia), “Sally” di Vasco Rossi e tante altre ancora.

Interprete corteggiata dai più grandi autori italiani, incantati dalla sua voce e dal suo stile interpretativo. Così racconta i suoi incontri con Enrico Ruggeri, Ivano Fossati.

«Qualche volta ho sentito il peso delle canzoni – ha raccontato– come quando, una volta per cantare “Boogie” di Paolo Conte, “Boogie”indossai un abito rosso con uno spacco mozzafiato. Il pubblico mi guardava allibito e pensavo “Che cavolo ho fatto?”.Alla fine quasi nessuno applaudì. Fu il momento in cui decisi che avrei scelto solo pezzi con cui mi sarei divertita». Come con la meravigliosa “Messico e nuvole” di Jannacci. Ma ci sono anche composizioni originali nel concerto allestito da La Via del Collegio . «Tre anni fa ho deciso di scrivere le mie canzoni – dice Mannoia – Avevo letto il libro di Pino Aprile “Terroni, tutto quello che è stato fatto perchè gli italiani del sud diventassero meridionali” e ho scoperto: che quanto ci hanno insegnato a scuola era falso . Il Sud in realtà era ricco di cultura, e i briganti non erano delinquenti ma facevano la resistenza. Dal Sud dell'Italia al Sud del mondo, l'Africa, è ora il continente più depredato e derubato della storia dell'umanità». Chiude con la immancabile “Il cielo d'Irlanda”. Un solo rammarico a inizio serata. Fiorella Mannoia ha criticato, anche se non apertamente, lo spazio. «Spero che l’anfiteatro possa tornare agibile al più presto, ho suonato lì l'ultima volta ed è stato meraviglioso».

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