La Nuova Sardegna

la nuova sanità

Parte la rivoluzione degli ospedali della Sardegna per risparmiare 134 milioni

di Umberto Aime
Parte la rivoluzione degli ospedali della Sardegna per risparmiare 134 milioni

Nessuna struttura sarà chiusa, ma ci saranno tre fasce di specializzazione e spazio per i privati. Salvati i 6mila posti letto, tagliati 64 primari. L’assessore Luigi Arru: puntiamo su qualità ed efficienza

30 luglio 2015
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CAGLIARI. Lo scossone è arrivato nella sanità che divora milioni e non sempre è eccellente. Andare avanti così, male, non era più possibile: il buco nei costi si è trasformato in una voragine, la qualità è inchiodata sulla sufficienza o poco più esclusi alcuni reparti di prima fascia. Ma non ci saranno tagli lineari, perché quando c’è di mezzo la salute, serve il bisturi, usato con leggerezza, e non la falciatrice. I posti letto resteranno quelli che sono, 5.901, saranno solo più bilanciati fra acuti, ancora troppi, e post-acuti, ora pochi. Nessun ospedale sarà chiuso: quelli pubblici sono e rimarranno 31, come le 11 cliniche private, compreso il prossimo Mater Olbia.

Il numero totale è confermato, 42, però alcuni cambieranno status, per evitare doppioni, sprechi e altri intoppi. I pilastri della nuova rete ospedaliera sono questi, con due risultati da raggiungere in tre anni: alzare gli standard dell’offerta e ridurre la spesa, 134 milioni in meno entro il 2018. La Giunta regionale e in particolare l’assessorato alla Salute, il grosso del lavoro di riorganizzazione l’hanno fatto e approvato. Spetterà al Consiglio renderlo operativo in autunno e passerà se il voto non sarà inquinato dai soliti veleni di campanile.

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La filosofia. Una sintesi molto da esperti potrebbe essere questa: «Il prossimo governo clinico dei posti letto». A rendere la spiegazione più umana è stato il presidente della Regione: «Finora abbiamo avuto una rete ospedaliera molto diffusa, ma allo stesso tempo debole e sottoposta a uno stress esagerato perché considerato l’unico punto di riferimento per questo o quel territorio». E invece ecco la novità: «Ci sarà una concentrazione, per aree geografiche con una gerarchia chiara fra gli ospedali senza per questo diminuire l’offerta. Anzi, migliorerà, ci sono ampi margini di crescita, e gli standard avranno certo un’impennata». Per l’assessore tecnico, è un medico, Luigi Arru, «è la svolta di cui il sistema aveva bisogno, con la rete ospedaliera che sarà circolare fra gli stessi ospedali e integrata con i servizi di assistenza locali». La mappa è stata disegnata dopo un anno in cui «l’esistente è stato controllato numero per numero e il risultato è che proviamo ad eliminare le strettoie in cui la rete è rimasta incastrata per troppo tempo», ha detto il direttore generale dell’assessorato Giuseppe Sechi.

Gli obiettivi. Secondo la rete rivisitata e corretta, gli ospedali devono essere sì il punto di riferimento del sistema, ma con una diffusione nel territorio che tenga conto soprattutto della qualità. È inutile avere più sale operatorie nelle stesse macro aree, sono otto quante sono le Asl, se poi sono sotto utilizzate o hanno risultati di successo negli interventi inferiori agli standard. Oppure ci sono posti letto che hanno un basso coefficiente nei ricoveri e di contro rappresentano un costo elevato. Lo stesso discorso sull’efficienza riguarda i doppioni. La mappa in una griglia, molto complicata da descrivere, indica quali reparti dovranno esserci in un ospedale e non in quello vicino cinquanta chilometri, l’esempio classico è nel raffronto fra Sassari e Alghero, oppure a Cagliari fra il San Michele e Is Mirrionis.

La nuova rete è tutta incentrata sull’efficienza, perché solo così sarà possibile contenere i costi e far sì che la spesa ospedaliera si riduca di 45 milioni ogni anno fino al 2018. Per questo gli unici tagli previsti sono quelli di 64 primariati sui 374 censiti in Sardegna. Il dimagrimento, molto ragionato, permetterà di ridurre anche il rapporto oggi molto alto dei posti letto per ciascuna struttura complessa, i primariati appunto, con un passaggio dagli attuali 13 ai 15 per reparto. In assessorato, sono sicuri che anche questa riorganizzazione porterà a un risparmio e a colmare la voragine in cui è finita la sanità.

Le emergenze. Nella riorganizzazione, un ruolo decisivo e centrale l’avrà la nuova Azienda per le emergenze e urgenze. L’Areus è stata approvata a novembre dal Consiglio regionale, ma non è entrata in funzione. Da quando diventerà operativa, sarà proprio questa struttura regionale a coordinare quello che oggi fanno i due poli del 118, a Sassari e a Cagliari. In altre parole, spetterà all’Areus indirizzare 24 ore su 24 i casi più urgenti negli ospedali di riferimento nei vari distretti. Potrà contare per tenere in collegamento i territori alla «rete urgenze» del servizio di elisocccorso. In parte c’è già, ma quello dell’Areus sarà di ultima generazione.

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