La Nuova Sardegna

La testa del Gigante è danneggiata

di Claudio Zoccheddu
La testa del Gigante è danneggiata

La soprintendenza minimizza, ma mostra il reperto scheggiato dalla mini ruspa. Minoja: dialogo aperto con l’università

06 agosto 2015
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CABRAS. «È il segno di un passaggio che non può essere leggero come l’aria». Marco Minoja, soprintendente per i beni archeologici, e Alessandro Usai, direttore e responsabile dello scavo di Mont’e Prama, hanno usato queste parole per descrivere il segno lasciato della benna di una pala meccanica sulla testa di uno dei giganti di pietra.

Prime dichiarazioni. «Ovviamente si è trattato di un contatto minimo e del tutto accidentale», ha aggiunto Minoja, «quasi un obbligo quando si ha che fare con materiali di questo tipo: l’arenaria si sgretola anche solo toccandola».

Le diverse valutazioni. Lo sfregio, o la carezza come preferirebbero chiamarla i due archeologi, dunque c’è stato. Il reperto, però, era già danneggiato e il contatto con la benna del miniescavatore sarebbe «del tutto marginale». Viene così descritto come un segno di diversi centimetri destinato a perdersi nella geografia delle tante scalfitture lasciate nei decenni dagli aratri e da chi a suo tempo aveva deciso di abbattere le statue.

Dopo la segnalazione. Se poi si tratti effettivamente di uno sfregio o di una carezza lo stabiliranno i carabinieri del nucleo che tutela il patrimonio culturale, intervenuti dopo l’esposto presentato nei giorni scorsi alla procura della Repubblica dal deputato Mauro Pili (Unidos-Misto).

La pala meccanica. Dal giorno in cui è diventata la star dello scavo non è più stata usata. Il miniescavatore Kubota U35 è rimasto parcheggiato ai margini del cantiere, come se fosse in castigo. La punizione, però, sarebbe la semplice conseguenza di un guasto tecnico occorso a un mezzo complementare: «Si è rotto il carrellino che trasporta la terra», ha precisato Alessandro Usai. Marco Minoja ne ha invece anticipato il ritorno in azione: «Verrà utilizzata molto presto, come capita in tutti gli scavi quando si affronta il terreno superficiale. Sarebbe impensabile fare tutto il lavoro a mano».

I reperti. La testa scalfita è in realtà una sorta di sezione longitudinale, spaccata lungo la linea del naso. I segni della ruspa sono all’interno ma spiccano perché più chiari rispetto al resto del reperto. Nelle 22 cassette riempite da giugno e accatastate nei sotterranei del museo di Cabras c’è anche altro: «Una torretta laterale di un modellino di nuraghe quadrilobato, il gomito destro e il pugno di un pugilatore, porzioni di braccia e gambe ma anche un bellissimo frammento di scudo», ha elencato Usai. Mancano i busti e quindi è probabile che si tratti di parti di sculture già ritrovate e magari già esposte. Nessun nuovo “gigante” all’orizzonte, dunque, anche se le certezze arriveranno dopo che i reperti saranno analizzati nel dettaglio.

Lo scavo. A Mont’e Prama i lavori andranno avanti sino alla fine del 2016: «Per il momento abbiamo utilizzato un quinto delle risorse disponibili, arriveremo così a tutto il prossimo anno. Abbiamo speso 85mila euro da un totale di 400mila», ha confermato Usai. Anche la porta per una nuova collaborazione con le università sembra pronta a essere riaperta: «Non abbiamo nessun problema con le università. Anzi, siamo in buoni rapporti. Ho saputo che hanno ricevuto un nuovo finanziamento dal Banco di Sardegna, mi fa piacere e noi siamo pronti a valutare eventuali progetti da realizzare insieme», ha commentato in conclusione Marco Minoja.

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