La Nuova Sardegna

Dopo il dramma nel sinis

Sos sicurezza nelle spiagge sarde: scoppia il caso bagnini

di Roberto Petretto
Sos sicurezza nelle spiagge sarde: scoppia il caso bagnini

Il sindaco di Cabras: impossibile garantire il servizio senza soldi. La Regione: gli stanziamenti sono sempre gli stessi da diversi anni

17 agosto 2015
4 MINUTI DI LETTURA





CABRAS. Il giorno dopo, nella spiaggia di San Giovanni di Sinis, la vita ha già ripreso a scorrere con i sui ritmi normali. Dove si è vissuta la tragedia si continua a consumare il rito dell’estate. Vincenzo Curtale, Enzo, per i tanti amici che da sabato pomeriggio lo piangono, è morto per un atto di eroismo. Di quelli veri. E per una serie di altre cause.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:regione:1.11944469:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.11944469:1653384166/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

In quella spiaggia, sino a pochi anni fa, i bagnini della Provincia facevano buona guardia e hanno spesso tirato fuori dai pasticci persone imprudenti. Sabato, intorno a mezzogiorno, nella spiaggia di San Giovanni le persone imprudenti c’erano ancora, ma non c’erano i bagnini.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:oristano:cronaca:1.11939243:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2015/08/15/news/cabras-si-tuffa-per-salvare-alcuni-bagnanti-in-difficolta-e-muore-annegato-1.11939243]]

Cristiano Carrus, sindaco di Cabras, dopo la tragedia è finito nel mirino delle critiche. Si difende mostrando una bandiera bianca: la stessa che molti Comuni espongono sempre più spesso di fronte a competenze a cui non possono far fronte per mancanza di risorse: «Il Comune di Cabras - dice Carrus - ha competenza su 30 chilometri di costa: garantire il servizio di salvamento per due mesi lungo tutto questo territorio è un compito insostenibile per noi».

Come dovrebbe funzionare il meccanismo del salvamento a mare dopo che la Regione ha avocato a sé le competenze che prima erano in capo alle Province? «Non c’è una competenza diretta della Regione - spiega Graziano Nudda, direttore regionale dell Protezione civile -. La Regione riceve dallo Stato i soldi per girarli direttamente alle Province e ai Comuni». In realtà i soldi li avrebbero dovuti gestire gli uffici periferici della Protezione civile, che però non sono stati mai istituiti.

Quindi nasce un primo inghippo: nel mese di giugno di quest’anno l’amministratore straordinario della Provincia di Oristano, Massimo Torrente, ha voluto mettere le mani avanti: «Per vent’anni la Provincia ha garantito il servizio di Salvamento a mare, destinandovi risorse proprie. Le cose sono cambiate con la legge regionale n. 36 del 2013, con la quale la Regione ha riacquisito le funzioni delegate in materia di protezione civile. Ciò ha reso e rende impossibile un eventuale intervento operativo e finanziario delle Province, qualora avessero le risorse, per compiti che non rientrano tra quelli istituzionali o delegati».

La Provincia si tira fuori e il problema passa in capo ai Comuni. Ma ben poco si muove, tanto che, sempre a giugno, il comandante della Capitaneria di Porto di Oristano, Rodolfo Raiteri, in una conferenza stampa lancia un messaggio duro e forte: «Sono preoccupato, ma anche amareggiato per la disattenzione dimostrata dai sindaci dei Comuni del nostro circondario. Solo Oristano garantirà, infatti, una postazione di bagnini nella spiaggia di Torregrande. Mentre a Putzu Idu la domenica saranno i volontari della Cisom a garantire l'assistenza sanitaria. L'altro Comune che ha risposto è Narbolia che ha deciso di predisporre il servizio di salvamento a ridosso del campeggio Nurapolis». Per la verità c’è anche Bosa, che però è di competenza del locale Ufficio circondariale marittimo.

Le avvisaglie del pericolo, dunque, c’erano state. Ma, comunque la si giri, si torna sempre ai soldi. «Da anni la Regione stanzia la stessa cifra - ricorda ancora il direttore della Protezione civile, Graziano Nudda -: 406mila euro per tutta la Sardegna. Non è cambiata rispetto all’anno scorso. Probabilmente hanno invece inciso i tagli ai Comuni, che comunque devono partecipare con propri stanziamenti».

Dunque 406mila euro per tutti i Comuni costieri dell’isola. Per avere un’idea di cosa si potrebbe fare con quei soldi basta chiedere al sindaco di Santa Giusta, Antonello Figus: «Avevamo chiesto un preventivo: per sorvegliare la spiaggia di Abba Rossa ci sono stati chiesto 20mila euro per un mese. La Regione ce ne avrebbe dati 4mila».

Ecco il rapporto tra soldi disponibili e spesa richiesta. E Santa Giusta non ha certo l’estensione di costa che ha Cabras. Ma non basta: «I Comuni - diceva a fine giugno l’amministratore straordinario della Provincia -, hanno difficoltà a garantire il servizio in autonomia per la carenza di risorse e la Regione, che non ha ancora trasferito fondi, per il 2015 ha posto vincoli sulla spendita degli stessi che ne rendono meno efficace l’utilizzo, come l’obbligo di destinare il 40 per cento all’acquisto di attrezzatura e il 15 per cento per le manutenzioni».

Come si è comportato, invece, il Comune di Oristano? «Noi abbiamo fatto nostro dovere - dice il sindaco Guido Tendas -, pur tra difficoltà economiche e rinunce di altro tipo. Anche senza l’intervento della provincia, pensando a chi è si può trovare in difficoltà col mare agitato o a chi lo è tutti i giorni, come i disabili che hanno bisogno di servizi».

Ma il capo della Protezione civile sarda ricorda che «non si può pensare a un bagnino per ogni bagnante o per ogni situazione di pericolo. Bisogna puntare sull’autoprotezione di ognuno. Educare ai rischi che si possono correre».

Imprudenze che hanno un prezzo. Un prezzo che è stato pagato con un atto di eroismo: «La città - promette il sindaco Tendas - non dimenticherà questo esempio di grande altruismo».

@Petretto

@RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative