La Nuova Sardegna

Caso Markov: c’è una cena a Porto Cervo

di Giampiero Cocco
 Caso Markov: c’è una cena a Porto Cervo

Il dissidente ucraino filo Putin contattato da una delegazione russa dopo un summit in Costa Smeralda

18 agosto 2015
2 MINUTI DI LETTURA





PORTO CERVO. Dalla Russia, meglio dire dai paesi satelliti dell’ex Urss, con livore. Le location frequentate dai magnati dell’ex impero sovietico (pedinati dai servizi segreti di mezzo mondo), oggi come all’epoca della Cortina di Ferro, passano per i santuari del turismo d’elite, posti amati dai russi come Monte Carlo, la vicina San Remo e la Costa Smeralda. Uno degli oppositori dell’attuale governo ucraino, il filorusso e putiniano di ferro Igor Markov, 42 anni, finito in carcere il 12 agosto scorso perché inseguito da un mandato di cattura internazionale emesso dai giudici di Kiev avrebbe incontrato, poco prima di finire in una cella di San Remo una delegazione di cantanti, politici e miliardari connazionali in un ristorante di Monte Carlo, tutti reduci dalla sfarzosa festa di compleanno che l’ex premier ucraino Leonid Kucma (fu presidente dal 1994 al 2005) aveva offerto al Pitrizza, in Costa Smeralda. L’incontro era propedeutico, stando alle informative dei nostri servizi di sicurezza, ad ottenere sostegno economico e supporto logistico in patria. L’uomo, il giorno stesso, varcò la frontiera italiana e venne fermato poco dopo Ventimiglia dagli agenti della polizia di Stato che avevano in mano un ordine di cattura internazionale emesso dalla procura di Kiev nei suoi confronti di Igor Markov per una aggressione a colpi di spranga che sarebbe avvenuta, nel lontano 2007 contro avversari politici durante una manifestazione filorussa nella città di Odessa. Cosa ci facesse il dissidente ucraino in Italia ha cercato di spiegarlo lui stesso ai giudici della corte d’appello di Genova che stanno decidendo sulla richiesta di estradizione avanzata dalla procura di Kiev. L’uomo, che intrattiene rapporti di collaborazione con il premier russo Vladimir Putin, avrebbe avuto l’intenzione di incontrare, a Milano, gli esponenti di alcuni partiti politici che guardano con simpatia alle sue idee secessioniste. Ma non ha saputo indicare i nomi dei referenti italiani, anche se si sospetta che possano essere rappresentanti della Lega. Ora il caso è nelle mani della magistratura genovese, che ha quaranta giorni di tempo per decidere se spedire l’oppositore ucraino in Patria oppure accogliere la sua richiesta di asilo politico in Italia. «Se torno in Patria rischio la vita», ha più volto fatto sapere attraverso il suo legale, l’avvocato Enrico Scopesi di Genova. Restano i dubbi sui reali interessi che corrono tra il l’oppositore ucraino e gli esponenti della nomenclatura russa e ucraina che ama frequentare la Costa Smeralda. Una enclave chiusa tra le spesse mura delle tante ville acquistate tra Porto Rotondo e Porto cervo, dove alle rare uscite nelle discoteche della Costa preferiscono le luculliane cene a bordo dei panfili o nelle terrazze vista mare delle ville.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Il rogo

Attentato incendiario nella notte a Sassari in via Monte Grappa contro l’agenzia funebre “Antonio Pinna”

di Luca Fiori
Le nostre iniziative