La Nuova Sardegna

Dalle città alle spiagge: così si sporca un’estate

di Luca Rojch
Dalle città alle spiagge: così si sporca un’estate

L’isola da cartolina rischia di restare sepolta sotto montagne di spazzatura I litorali diventano discariche. Le telecamere contro i “furbi”: multe a raffica

23 agosto 2015
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SASSARI. L’isola incontaminata è sempre più un prodotto di mercato, Cosmesi da marketing. Una cartolina da contrabbandare nei depliant. Ma la Sardegna offerta ai turisti somiglia a una discarica ininterrotta. Spiagge sporche, pochissimi servizi pubblici, e una fila infinita di sacchi di spazzatura che va da nord a sud. È emergenza rifiuti. Inutili gli interventi tampone, inutili le telecamere e le multe ai lanciatori di sacchetti. L’immagine di isola incontaminata è spazzata via dalla spazzatura. La forestale ha deciso di passare alle maniere forti. Telecamere nascoste ovunque, dalle periferie delle città alle principali strade. La gogna mediatica e le multe salate non sembrano fermare l’invasione. Dai centri urbani alle cunette della maggior parte delle strade è un trionfo di spazzatura. Ma se si arriva a vedere i sacchetti di rifiuti abbandonati anche tra la macchia mediterranea dell’isola parco di Budelli significa che il sistema ha troppe falle.

Spiagge. Troppi ombrelloni e pochi bagni. Spiagge finissime, pinete sporchissime. Da nord a sud il fascino selvaggio dei litorali della Sardegna ha un effetto collaterale, la totale mancanza di servizi igienici. La riminizzazione delle spiagge non ha migliorato la situazione. Chi ha ottenuto la concessione balneare si è preoccupato di piazzare ombrelloni e sdraio a prezzi da re. Peccato che non a tutti sia venuta l’idea di offrire anche servizi essenziali.

Caos rifiuti. Un’icona costante unifica il paesaggio sardo. Il sacchetto di rifiuti. È allarme ambientale. Per bonificare le aree compromesse servono centinaia di migliaia di euro. Ma prima si dovrebbe stabilire chi lo deve fare. Sulle strade extraurbane l’Anas forse avrebbe l’obbligo istituzionale, ma spesso sono le amministrazioni a sostituirsi e a ripulirle. Operazione inutile. Bastano un paio di settimane perché l’area ritorni al degrado iniziale.

Il nemico siamo noi. Sono bastate le 150 multe della forestale fatte in Gallura per mostrare che ad abbandonare i rifiuti sono per la maggior parte gli stessi sardi. Le telecamere piazzate dalla forestale hanno cancellato anche il mito del turista sporcaccione.

I talebani della differenziata. A questo si deve aggiungere l’eccessivo rigore con cui alcuni Comuni sono passati alla differenziata integrale. Via tutti i cassonetti. E pazienza se le città sarde siano popolate di residenti fantasma. Se si affittino anche i garage come case vacanza. Ma in questi calcoli non sono considerate le decine di migliaia di persone che la differenziata non la possono fare.

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