La Nuova Sardegna

Gli esperti: «Non tenete contanti in casa»

di Gianni Bazzoni
Gli esperti: «Non tenete contanti in casa»

Ma spesso dietro il colpo c’è un basista molto vicino alla vittima che rivela segreti e abitudini

24 agosto 2015
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SASSARI. L’ultima volta, a giugno, c’è scappato il morto. Uno degli anziani che si trovavano in casa si è spento sotto gli occhi di quei ragazzini alla ricerca di soldi facili. È successo a Benetutti, in Goceano: Pedru Maria Zarra, 67 anni, non ha resistito alla fortissima emozione ed è crollato a terra. Non ha retto alla eccessiva tensione, alla violenza, alla paura di quella pistola puntata in faccia. Il suo cuore si è fermato per sempre.

Non ne parla più nessuno, sono passati due mesi e quella morte è un segnale che non ammette scuse, un campanello d’allarme che richiama l’attenzione sulla condizione degli anziani soli, indifesi, spaventati, spesso barricati in casa a trascorrere notti insonni con la paura che qualcuno possa irrompere nelle stanze da letto alla ricerca di denaro e oro. È un incubo che si sta diffondendo in tutto il territorio, e a poco sono servite le raccomandazioni, la diffusione dei consigli da parte di polizia e carabinieri. C’è stato anche una sorta di decalogo distribuito anche nelle parrocchie, nelle sedi della associazioni di volontariato, per fornire regole essenziali da seguire, sia per tutelarsi dalle truffe (purtroppo sempre in aumento ai danni degli anziani) che dai furti e dalle rapine.

Ma la teoria funziona sempre meglio della pratica, e anche chi ha avuto la possibilità di installare le telecamere a protezione delle proprie case, ha scoperto che non sempre sono una garanzia. I malviventi hanno agito sempre a viso coperto, armati, violenti. Le scene terribili sono state riprese proprio dalle stesse telecamere piazzate davanti al corridoio d’ingresso, ma non hanno funzionato certo come deterrente.

A casa del povero Pedru Maria Zarra, per esempio, i rapinatori hanno sfidato il sistema di registrazione, sapevano che c’era. Un impianto non di elevata qualità, ma sicuramente utile per mettere a fuoco i movimenti dei tre banditi e studiarne le caratteristiche.

Le regole e i consigli da seguire circolano da anni, e arrivano puntualmente nelle case delle persone anziane. Ma in ballo c’è anche una formazione culturale, una questione di mentalità, il diritto alla sicurezza che deve essere riconosciuto in primo luogo alle persone più deboli, a quelle indifese.

Chi ha accolto il suggerimento di non tenere denaro in casa ha fatto certamente una mossa intelligente, ma ha scoperto di essere ugualmente a forte rischio: perché quando i banditi sono arrivati non hanno creduto al fatto che in casa non ci fossero i soldi. E hanno picchiato in maniera selvaggia i poveri malcapitati.

Il problema - l’hanno riconosciuto anche gli investigatori che ogni giorno sono alle prese con il fenomeno delle rapine agli anziani - non è dentro le abitazioni delle vittime ma all’esterno e intorno, spesso anche nelle immediate vicinanze, talvolta anche in famiglia.

Quasi sempre c’è un «basista artigianale» che segnala le vittime da colpire, indica da dove entrare nelle vecchie case, fornisce informazioni circa le abitudini e le frequentazioni. Insomma, spalanca le porte per una rapina facile facile.

Alla base di tutti i colpi c’è sempre una conoscenza della situazione, accompagnata da una buona dose di vigliaccheria e di cattiveria, perché una rapina o un furto a casa di persone anziane e sole è un gioco da ragazzi.

Le ultime raccomandazioni delle forze dell’ordine sono fondamentali: segnalare atteggiamenti sospetti e denunciare situazioni di pericolo, anche minimi cambiamenti che si possono notare. E poi fare in modo che vengano impediti gli accessi dalle finestre o porte secondarie (specie per chi vive in vecchie case al piano terra), e dotare le abitazioni di portoncini blindati. Evitare di aprire la porta a chi non si conosce, perché le occasioni di potenziale pericolo - come è dimostrato dai fatti realmente accaduti - sono dappertutto.

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