La Nuova Sardegna

Allarme liquami, in mare gli scarichi dei privati

di Silvia Sanna
Allarme liquami, in mare gli scarichi dei privati

Soltanto una piccola percentuale di reflui viene smaltita legalmente. Ad Alghero balneazione vietata, a Posada autospurgo scaricava in un tombino

28 agosto 2015
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SASSARI. La marea scura e maleodorante si perde tra decine di canali, fiumiciattoli e strade di campagna, spesso finisce nei tombini e va direttamente nelle fogne. Gli scarichi illegali da impianti privati sono un fenomeno allarmante e di proporzioni impressionanti. La porzione di reflui smaltita legalmente è una briciola: corrisponde alla produzione annuale di un paesino, o di un villaggio turistico, popolato da circa 250 persone. Sono appena 16.700 i metri cubi che arrivano ogni anno negli impianti autorizzati allo smaltimento: di questi, neppure 4500 provengono dal Sassarese, dalla zona di Alghero, Sassari e Sorso. Tutto il resto si perde: un mercato nero dei liquami che riemerge soprattutto d’estate, quando la marea scura e maleodorante si insinua tra i bagnanti a mollo nei nostri mari.

Divieti di balneazione. Potrebbe essere questo il caso di Alghero, dove un tratto di litorale lungo un chilometro – dalla spiaggia di San Giovanni al Lido – è stato interdetto alla balneazione perché inquinato. A causare il fenomeno, denuncia Abbanoa, potrebbero essere scarichi privati smaltiti illegalmente. Questa la domanda (retorica) che si pone l’ente gestore del servizio idrico: “Dove finiscono i liquami prelevati da autospurgo privati ad Alghero?” Le verifiche, eseguite anche ieri, hanno dimostrato che il sistema fognario funziona bene, dai pozzetti non ci sono versamenti, ristagni o rotture. E il depuratore è troppo lontano dal Lido perché possa avere qualche responsabilità.

I dati. Il mercato nero dei liquami viene fuori quando si sbirciano i numeri relativi ai conferimenti nei siti autorizzati. Fino al 2010 scaricare ovunque senza pensarci due volte era la normalità: lo faceva il 90 per cento delle attività produttive distribuite nel territorio regionale. Accadeva nonostante la materia sia disciplinata dal 2006, con il Testo Unico sull’Ambiente, ripreso nel 2008 dalla Regione: è stabilito che gli scarichi industriali siano provvisti di autorizzazione. I privati devono smaltire attraverso gli autospurgo accreditati che nel Sassarese sono appena cinque. Tre gli impianti: a parte quello del Consorzio industriale di Porto Torres, gli altri due depuratori sono di Abbanoa, a Sassari e quello consortile di Sorso.

Turista ricoverata. Le segnalazioni sono state tante, alcune anche negli ultimi giorni. A Posada, nel Nuorese, un autospurgo è stato beccato mentre sversava liquami in un pozzetto fognario. Proprio da Posada arriva la denuncia di un turista: l’uomo racconta che sua figlia è stata ricoverata in ospedale per un’adenomesenterite – grave infezione intestinale – causata quasi certamente dall’acqua. Il turista romano spiega di essere stato informato all’arrivo che quella che sgorga dai rubinetti del paese non era potabile, ma nessuno aveva detto a lui e alla sua famiglia che non poteva essere utilizzata neppure per lavarsi i denti, le verdure o per cuocere la pasta.

Potabilizzatori in tilt. Un problema all’impianto di sollevamento ha invece provocato lo sversamento a Porto Torres, nei pressi della spiaggia dello Scoglio Lungo dove è scattato il divieto di balneazione. A Castelsardo invece l’acqua proveniente dal Coghinas per alcuni giorni non è stata potabile perché particolarmente sporca. È un problema abbastanza frequente: le alte temperature favoriscono il proliferare delle alghe e gli invasi, per la latitanza delle piogge, sono semi vuoti.

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