La Nuova Sardegna

Palazzetti colabrodo e palestre inagibili

Palazzetti colabrodo e palestre inagibili

Il caso Nuoro, dove nessun impianto è a norma. A Sassari off limits da anni la struttura del Coni

17 settembre 2015
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. L’agibilità è un lusso che pochissimi possono permettersi. Stadi a norma, palazzetti dove l’ombrello non serve, nell’isola sono una rarità. Succede persino a Sassari, nel regno della pluricampioni della Dinamo: d’inverno il PalaSerradimigni è un colabrodo. Mentre prosegue la discussione sulla realizzazione di una nuova struttura, per ora si va avanti con interventi tampone. Serve un restyling completo, invece, per riaprire la gloriosa palestra del Coni, accanto allo stadio Vanni Sanna: chiusa da anni, quasi a pezzi per l’assenza di interventi di manutenzione. Un destino amaro per uno spazio che vanta una storia importante: qui si sono allenate generazioni di ragazzini, qui è nata la Silvio Pellico (pallavolo), qui nel 1974 si sono disputati gli Europei di basket femminili. Vive una situazione difficile anche un’altra palestra storica, quella di via Venezia: si apre e si chiude, si va avanti con manutenzioni superficiali che non risolvono i problemi. E sempre a Sassari si è drasticamente ridotta anche l’attività di un’altra palestra, quella di via Prati, che ospita ormai solo la pesistica.

La situazione non è migliore a Nuoro. Anzi. Qui neppure un impianto sportivo è a norma. La pista dove si allenavano gli atleti della Delogu è fuori uso da tempo. Lo stadio Frogheri – dove sono ancora in corso i lavori di ristrutturazione – è stato riaperto al pubblico per il match Nuorese–Olbia, ma l’ingresso è stato riservato solo ai tifosi nuoresi: fuori dallo stadio gli ultrà della Olbia calcio. In città sono inagibili anche il Palazzetto Coni di via Lazio, dove si allenano le squadre di basket, e la Polivalente di via della Resistenza, la palestra dove si preparano le atlete della pallamano femminile, la Hac Nuoro, in serie A. Fuorilegge anche il campo scuola di piazza Veneto, i bocciodromi di viale Sardegna e di via Lazio e le piscine comunali. Tutte strutture che non garantiscono gli adeguati standard di sicurezza richiesti dalle normative vigenti per quanto riguarda, ad esempio, i sistemi antincendio e di aerazione e le uscite di sicurezza in caso di emergenza. «Ottenere i certificati di agibilità ha un costo per il Comune perché significa mettere a norma gli impianti - spiega Cocco - Ed è quello che questa amministrazione ha deciso di fare. Abbiamo fatto un calcolo: con 100 mila euro si possono ripristinare le condizioni di sicurezza e di agibilità di tutti gli impianti sportivi comunali. La giunta chiederà presto un finanziamento al Credito sportivo, la banca del Coni».

Disastrosa la situazione anche a Oristano: il Palasport di Torangius cade a pezzi, a utilizzarlo solo una società di tiro con l’arco, tutti gli altri girano alla larga perché la struttura non garantisce standard minimi di sicurezza. Ma non c’è solo la cittadella sportiva di Torangius, dove tutto – campi di calcio, di basket, calcetto e tennis – versa in uno stato imbarazzante di abbandono. In attesa di interventi e finanziamenti ci sono anche il Palatharros, il vecchio palasport di Sa Rodia, del Campo Coni. E quasi tutti gli impianti a Cabras e nelle frazioni. Dove fare sport è diventato un sogno.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative