La Nuova Sardegna

«Microbee(R)», la birra artigianale diventa un business

di Antonio Meloni
«Microbee(R)», la birra artigianale diventa un business

Progetto dell’Università di Sassari per nuove attività L’isola è la prima regione d’Italia per il consumo

19 settembre 2015
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Bionda, artigianale e rigorosamente sarda, la produzione di birra nell’isola può diventare un business. Lo sostiene, dati alla mano, un team di specialisti dell’università di Sassari che nei prossimi giorni presenterà i risultati della ricerca “Microbee(R)”, condotta con l’intento di incentivare la produzione di birre artigianali utilizzando materie prime tutte sarde. L’evento, in programma il 22 settembre nel dipartimento di Agraria, è stato presentato ieri a Sassari, nella veranda della birreria IBeer, dai ricercatori Marilena Budroni, Giacomo Zara e Virgilio Balmas. L’obiettivo è quello di rivitalizzare la filiera dei cereali puntando su territori naturalmente vocati come la Nurra, l’Anglona, il Sinis e la Marmilla. Per capire il potenziale giro d’affari basta ragionare su alcuni dati: con i suoi sessanta litri pro capite, la Sardegna è la prima regione d’Italia, sesta in Europa, per consumo di birra. Attualmente sono attivi 25 micro birrifici artigianali che impiegano un centinaio di addetti. Producono una birra speciale che mantiene intatti i caratteri più tipici perché non è filtrata né pastorizzata e neanche stabilizzata, fasi a cui, invece, sono sottoposte le birre industriali. Una realtà destinata a crescere nel breve e medio periodo a maggior ragione se al dato economico si affianca quello scientifico. I ricercatori dell’università di Sassari, hanno infatti rilevato che i cereali prodotti in Sardegna non solo sono di ottima qualità, ma sono esenti anche da microorganismi responsabili della produzione di tossine. L’università di Sassari sosterrà con forza il progetto prova ne sia la campagna di comunicazione appena avviata e l’investimento di centomila euro che si spera possano crescere ancora. «L’obiettivo – ha spiegato Marilena Budroni, che con i colleghi Zara a Balmas coordina la ricerca – è quello di riuscire a confezionare una birra tutta sarda impiegando orzo, luppolo, lieviti prodotti nell’isola e in questa direzione deve andare anche l’attività di trasferimento tecnologico verso i produttori». Attualmente sono sei i micro birrifici artigianali che collaborano al progetto, da nord a sud: Costa Ovest (Sant’Antioco); Luppolo & Birra (Guspini); Birrificio Nora (Oliena); Microbirrificio Lara (Tertenia); Birrificio P3 (Sassari); La volpe e il Luppolo di Christian Frau (Simaxis) e l’Azienda agricola di Michele Piras (Pozzo San Nicola - Stintino). L’evento di martedì 22 settembre è ripartito in due momenti: la mattina, con inizio alle 10, nel dipartimento di agraria, saranno presentati i risultati della ricerca durante un momento formativo rivolto ai produttori. Dopo i saluti del direttore Antonello Pazzona sono previsti interventi di Antonio Demelas (La coltivazione dell’orzo); Virgilio Balmas (Il rischio delle microtossine nelle materie prime); Marilena Budroni (Lo starter delle fermentazioni birrarie, la scelta del ceppo, il suo utilizzo); Giacomo Zara (Il lievito e la produzione di aromi); Annalisa Coi (Le contaminazioni microbiche in birrificio) e Andrea Grimaldi (Effetti del trasferimento tecnologico sulle aziende partner). Di pomeriggio, a partire dalle 18.30, in piazza Santa Caterina,, ancora interventi programmati e degustazioni con chiusura musicale in compagnia dei Dislocation Blues.

In Primo Piano
L’iniziativa

Il porcetto sardo in corsa per la denominazione Igp

Le nostre iniziative