La Nuova Sardegna

Flora sarda a rischio: in bilico sessanta specie

di Silvia Sanna
Flora sarda a rischio: in bilico sessanta specie

Sopravvivenza appesa a un filo per numerose piante autoctone Gli studiosi: basta rinvii, serve subito una legge di tutela e salvaguardia

20 settembre 2015
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CAGLIARI. A Capomannu, penisola del Sinis, il dito è puntato contro le piste di motocross: la spianata ha fatto strage di poligala, specie erbacea che cresce solo in Sardegna e solo in quel promontorio. Oggi gli esemplari sono meno di 50. Sul Gennargentu grandi responsabilità hanno invece le piste da sci: quelle realizzate sul Bruncuspina hanno fatto strage di cardi. Impossibile trovarne uguali altrove, si trovano solo lì, sui monti della Barbagia. C’è sempre la mano dell’uomo dietro l’impoverimento del patrimonio vegetale. «Ma non il pastore o l’agricoltore che praticano attività tradizionali, quelle anzi aiutano le specie autoctone a riprodursi, a moltiplicarsi». Secondo Gianluigi Bacchetta, docente di Botanica applicata all’Università di Cagliari, la colpa è dell’uomo che sparge cemento e asfalto vicino ai fiumi, a due passi dal mare, oppure tra i monti, violando l’habitat naturale delle piante.

Specie in bilico. Bacchetta ha parlato al workshop «Tecnologie innovative per la valorizzazione della flora autoctona della Sardegna nel settore biomedicale», organizzato al Parco tecnologico di Sardegna Ricerche a Pula. Dall’appuntamento ideato dal Centro di conservazione biodiversità dell’ateneo è venuto fuori un dato molto allarmante: «Almeno sessanta specie della flora autoctona sarda sono a rischio estinzione nell’isola – ha rivelato Bacchetta – bisogna agire subito per salvarle». L’elenco è lungo: ci sono per esempio il cardo del Gennargentu e il ribes del Supramonte, «di quest’ultimo sopravvivono appena 100 individui», dice il docente di botanica. Ci sono poi l’aquilegia barbaricina e l’alisso di Tavolara, che ha scelto l’isola come sua unica dimora. «Sono 183 le specie endemiche in Sardegna, tra queste almeno un terzo è a rischio, in grave pericolo di estinzione. Ma non è una novità.

La mancata tutela. Il problema si conosce da molti anni ma sinora – dice Bacchetta – non è stato fatto nulla per cercare di risolverlo». L’esperto torna indietro con la memoria al 2005: «Fu l’allora presidente della Regione Renato Soru a presentare un disegno di legge mirato alla salvaguardia delle specie autoctone e dell’agrobiodiversità. Ma non è stato approvato. Successivamente è ripartito solo il percorso sull’agrobiodiversità, in seguito a una proposta di legge presentata dal consigliere Luigi Lotto. La proposta è stata approvata, l’agrobiodiversità ora è tutelata. Sulle specie autoctone invece solo silenzio».

Le 9 fortunate. Sono le specie inserite nell’elenco stilato dalla commissione europea nella direttiva habitat. Sono le più fortunate, tra le 183 specie autoctone: la loro sopravvivenza è garantita dalla creazione dei Sic, siti in cui la mano dell’uomo deve girare al largo. Per garantire a queste piante un futuro ci sono piani di gestione dettagliati e seguiti alla lettera. Per tutte le altre si rischia di non fare più in tempo.

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