La Nuova Sardegna

“Julia”, il fantasma racconta

di Paolo Coretti
“Julia”, il fantasma racconta

Sassari, monologo sulla strega condannata dall’inquisizione

24 settembre 2015
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SASSARI. E in piazza Castello oggi sarà la notte della strega. Alle ore 21 torna Julia, il fantasma evocato dall’opera teatrale di Cosimo Filigheddu e ormai indissolubilmente incarnato in Teresa Soro: che nella edizione dello scorso anno lo rese in una interpretazione giudicata tra le più alte della sua carriera di attrice. La rassegna “Voci di donna” è al suo secondo appuntamento dopo il successo di Cinzia Leone che ha inaugurato questa undicesima edizione della bella panoramica della Cooperativa Teatro e/o Musica (in collaborazione con il Comune di Sassari) sulle diverse anime del talento artistico femminile. “Julia” è un monologo scritto nel 2009 che ebbe nello stesso anno la menzione speciale al primo Premio di Drammaturgia Sarda intitolato a Giampiero Cubeddu.

Nell’allestimento di Teatro e/Musica viene proposto con il sottotitolo “Alla scoperta del Castello ritrovato”. Un’operazione che ha già riscosso successo e che quest’anno viene quindi riproposta sostanzialmente immutata con un’azione divisa tra i sotterranei e la piazza. Ad aprire la serata sarà lo storico Alessandro Ponzeletti, che guiderà gli spettatori, con l’aiuto di un grande schermo, nelle viscere del Castello e ne ripercorrerà la storia soffermandosi naturalmente sul cupo ruolo che a lungo ebbe come sede del tribunale dell’Inquisizione e carcere. Ed è questa la storia di Julia, molto liberamente ispirata alla figura di una ricamatrice di Siligo, Julia Carta, che alla fine del Cinquecento venne accusata di stregoneria e condannata all’autodafè. Gli atti di questo processo vennero ritrovati dallo studioso Tomasino Pinna che li tradusse dallo spagnolo dell’epoca e li pubblicò.

«Teresa mi chiese di scrivere qualcosa per celebrare la riscoperta del Castello e mentre mi parlava vidi Julia che si sollevava dalle rovine – racconta Filigheddu – Ma non era quella Julia Carta che qualche anno prima il lavoro dello storico mi aveva fatto conoscere. Julia Carta era una vittima ignorante. La mia Julia era una vera strega, consapevole di esserlo. Smargiassa e maliziosa ma innocente e sensibile, usa male il congiuntivo ma sa ogni cosa, padrona dell’antico patto segreto tra l’uomo e la natura, conosce ogni lingua. Una donna forte, libera, sensuale e bellissima». Una strega, quindi, senza spezzatini di bambini o patti con il demonio. La sua magia è una sovrannaturale conoscenza. E ripercorre, in questo testo teatrale, la sua avventurosa e carnale storia di viva e di morta, che si intreccia alla storia di Siligo, il suo paese, del Castello di Sassari e di Sassari stessa. Tre piani di tempo magicamente coincidenti, Cinquecento, Ottocento e i giorni nostri, in un viaggio beffardo e licenzioso attraverso le nostre ipocrisie e – dalla demolizione del Castello in poi – le rovine urbanistiche della città.

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