La Nuova Sardegna

Truffa sui risarcimenti: sei condanne

Truffa sui risarcimenti: sei condanne

Colpevoli alcuni alluvionati di Capoterra, dichiararono danni inesistenti per ottenere maggiori rimborsi dalla Regione

26 settembre 2015
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CAGLIARI. Sei dei quindici imputati di falso ideologico in scrittura privata e tentata truffa per aver cercato di lucrare sui risarcimenti regionali del dopo-alluvione del 2008 dichiarando di aver subito danni risultati poi inesistenti sono stati condannati dal giudice Salvatore Sanna a pene che vanno dai sei mesi a un anno di reclusione con la condizionale. Il tribunale ha inflitto un anno di reclusione a Giuseppe Dessì, otto mesi a Raffaele Piano e Giuseppina Bonorva, sette mesi a Marcello Deidda, sei mesi a Regina Porcu e Giovanni Cauli. Assolti perché il fatto non sussiste Enrico Corda, Massimiliano Corda, Giancarlo Pittau, Antonio Corda, Raffaele Angelo Pisano, Emilio Fanni e Ovidio Sorgia. Mentre sono stati assolti per non aver commesso il fatto Salvatore Mannoni e Antonello Locci.

Cinque morti annegati, case distrutte, famiglie ridotte sul lastrico, il rio San Girolamo trasformato in un’enorme scia di fango e detriti fino alla foce di Frutti d’Oro: il ricordo dell’alluvione che il 22 ottobre del 2008 devastò le campagne di Capoterra e di Poggio dei Pini è ancora vivo ed è al centro di un processo penale prossimo alle battute finali. Ma a margine della vicenda principale, da cui ha tratto origine un’inchiesta giudiziaria monumentale e il procedimento in corso con centinaia di parti civili, gli uomini del nucleo investigativo del Corpo Forestale dovettero occuparsi di un imbarazzante tentativo messo in atto da alcune famiglie di trarre profitto dall’operazione di risarcimento che la giunta Soru organizzò a tempo di record per dare agli alluvionati di Capoterra e di San Girolamo la possibilità di acquistare arredi ed elettrodomestici indispensabili per vivere al posto di quelli distrutti dalle furia delle acque e del fango. Si scoprì che alcuni alluvionati avevano cercato di ottenere il risarcimento alla fascia più alta - pari a quindicimila euro - gonfiando l’elenco dei danni. Saltarono fuori frigoriferi, lavatrici, mobilio, letti e arredi distrutti ma che in realtà non c’erano. Un tentativo dai contenuti spesso ingenui di gabbare la Regione.

Accertati i fatti, il pm Daniele Caria contestò agli indagati il reato di falso ideologico perchè la dichiarazione scritta dove venivano descritti i danni subìti non corrispondeva alla realtà verificata dalla Forestale, più il tentativo di truffa per aver provato a raggirare l’ufficio del Commissario governativo per l’emergenza alluvione.

Al processo che si è concluso ieri però l’accusa è stata confermata soltanto per sei degli imputati, gli altri hanno potuto dimostrare la propria innocenza. Ora i sei condannati potranno ricorrere in appello per ottenere la riforma della sentenza. (m.l)

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