La Nuova Sardegna

Cisl: «Il riordino della Bper va fermato»

Cisl: «Il riordino della Bper va fermato»

Il sindacato sollecita l’intervento della politica per evitare la chiusura di 90 sportelli e l’azzeramento della Banca di Sassari

01 ottobre 2015
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CAGLIARI. Il sindacato sostiene di aver fatto la sua parte nel mettere un freno «all’eccessiva aggressività del Gruppo Bper», proprietario e controllore del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari. Il segretario regionale della Cisl Ignazio Ganga lo dice in apertura di una conferenza stampa in cui subito dopo denuncerà: «C’è un altro grande pericolo il Gruppo Bper vuole smobilitare in Sardegna e lo farà in tre anni con un piano industriale dagli effetti devastanti». Per poi aggiungere: «Noi siamo riusciti a ridurre al minimo le pretese della Popolare dell’Emilia Romagna sui tagli del personale. Ma ora spetta alla Giunta e al Consiglio regionale difendere la centralità della Sardegna ed almeno alleggerire gli effetti dell’ormai certo colpo di spugna».

L’allarme. È nei numeri. Gli esuberi sono 250 su 2.300 dipendenti ma, «erano una quarantina in più e comunque, secondo l’accordo sottoscritto, quelli che andranno via saranno accompagnati alla pensione e avranno il massimo delle tutele», è la garanzia ribadita da Sergio Mura della segreteria regionale della First-Cisl, il sindacato dei bancari. Salvato il salvabile, oggi a preoccupare sono gli altri passaggi traumatici previsti dal piano industriale. Eccoli: la chiusura in tre anni fra gli 80 e i 90 sportelli sui 400 operativi del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari. L’operazione «serrande abbassate» comincerà il 20 novembre a Berchiddeddu, Palmas Arborea, Neoneli, Belvì, Ussaramanna, Guamaggiore, Baressa, Musei, Armungia e Osini. E poi andrà avanti fino ad azzerare tutti i doppioni nei territori dove oggi sono presenti insieme i due istituti di credito controllati dalla Bper. «Vorrà dire un’altra condanna a morte per quei Comuni che combattono da sempre contro lo spopolamento. Dopo scuole, Poste e carabinieri, ora ad andar via sono anche le banche: sarà il deserto in quei territori», è il messaggio forte lanciato da Tonino Usai della segreteria nazionale della First. E ancora: la Banca di Sassari di fatto sarà inglobata dal Banco di Sardegna e dopo cent’anni di storia sarà ridotta a «essere una stampella tecnico-amministrativa del Gruppo nella gestione delle carte di credito». Il piano prevede anche la riduzione a due soli poli, Cagliari e Sassari, su quattro del servizio di supporto garantito da Bperservices alle filiali in Sardegna, con «un evidente impoverimento del ruolo e delle professionalità», è un altro degli allarmi.

No al silenzio. Per il sindacato, la politica non «deve assistere muta a questo disastro, ha il dovere d’intervenire» e lo stesso dovrebbe fare la Fondazione Banco di Sardegna, che è proprietaria del 49 per cento delle azioni del Banco. Soprattutto perché «ormai all’isola è stato strappata ogni autonomia decisionale. La governance è stata accentrata a Modena ed è in Emilia Romagna che oggi decidono tutto, anche i prestiti ad aziende e famiglie». È uno scippo inaccettabile, ha ribadito Ganga: «La Sardegna non può subirlo. Il problema del credito che scompare va discusso dal Consiglio regionale, che deve prendere l’impegno di sovvertire questo processo che per la Bper è irreversibile». In una frase sola: «Con gli emiliani bisogna trattare, vanno pretese garanzie chiare, altrimenti continueranno a demolire». (ua)

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