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Il ciclone fa paura, isola chiusa per maltempo

L'esondazione del Rio Siligheddu
L'esondazione del Rio Siligheddu

Nella notte le piogge diventano sempre più intense. Fino a domani saranno off limits scuole, parchi, uffici pubblici e università. Ordinanze fotocopia dei sindaci della Sardegna

01 ottobre 2015
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SASSARI. Un’isola sospesa. Paralizzata in attesa dell’inevitabile impatto con il ciclone. Gli occhi a rubare qualche interpretazione alle nuvole grigio piombo che per tutto il giorno coprono il cielo. Le mani che scorrono gli schermi degli smartphone alla ricerca delle previsioni del tempo.

Un’attesa infinita, mentre ci si prepara allo scontro. Un faccia a faccia che si vuole evitare, ma nessuno vuole sottovalutare l’emergenza come è accaduto in passato. Il ciclone mediterraneo blocca la Sardegna. Un’intera regione che vive sospesa per tutta la giornata. In attesa che arrivi l’impatto. E con la speranza che anche questa volta l’allarme rosso sia un’esagerazione di previsioni troppo pessimistiche. In molti vanno a dormire con l’ansia di risvegliarsi travolti da un nuovo nubifragio.

L’impatto. Una giornata infinita, cominciata con i primi allarmi. Nel pomeriggio il nubifragio inizia ad abbattersi sulla Sardegna. Tutto come previsto. Sarroch, Capoterra, Cagliari, Villasimius. E iniziano i primi disagi. Chiusa la Sulcitana, che potrebbe essere riaperta solo oggi. La strada è stata interrotta da diverse frane. Pezzi di collina venuti giù dopo una pioggia intensa e violenta. Effetti a catena. Allagamenti a Sarroch, Pula e Capoterra. Molti gli automobilisti in difficoltà con le auto che quasi galleggiavano su strade trasformate in fiumi. Evacuati alcuni campeggiatori a Solanas e Castiadas, dove in un paio d’ore sono caduti 83 millimetri di pioggia, più o meno quello che cade in due mesi. Non va meglio in altre zone. Alle 21 i millimetri di acqua caduti a Capoterra sono 58, quelli a Santa Lucia di Tortolì sono 28. Alle 23 si abbatte su Putzu Idu, Oristano, un nubifragio. 65 millimetri in un paio d’ore. Ma il peggio nell’isola secondo le previsioni deve arrivare. Gli esperti individuano tra l’Ogliastra e la Baronia l’epicentro del ciclone e le pioggie maggiori. Anche qua in poche ore si prevede l’arrivo dell’acqua che di solito cade in due mesi. E nella notte le precipitazioni si facevano pesanti su Baronia e Ogliastra, mentre in Gallura si restava in una attesa angosciosa.

L’allarme. Già dalla mattina a Torpè e a Sos Alinos, vicino a Orosei, erano state fatte evacuare alcune famiglie. I primi scrosci avevano fatto scattare l’allarme. In Gallura, devastata due anni fa dal ciclone Cleopatra, il piano era scattato dalla mattina. Il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli è stato il primo a decidere di chiudere scuole, parchi e uffici. Seguito un po’ da tutti i primi cittadini dei centri maggiori. Scuole chiuse a Sassari, Cagliari e Nuoro. Solo per citare i capoluoghi, ma tutta l’isola si fermerà fino a domani. La paura è il filo rosso. Scuole chiuse ovunque. Sigillati gli uffici di tantissimi comuni, le Università di Cagliari e Sassari. L’allarme non si ferma. Anche perché 198 Comuni in Sardegna, su 377, non hanno un piano di controllo del rischio idrogeologico.

Niente visite. Vengono sospese anche le visite mediche nelle strutture delle Asl di tutta la Sardegna. Proprio per evitare che ci si muova sotto il maltempo oggi e domani non sarà possibile effettuare i controlli sanitari programmati. È chiaro che per tutte le urgenze gli ospedali sono a disposizione dei cittadini. A invitare tutti a rispettare i divieti è lo stesso assessore regionale alla Sanità Luigi Arru.

I social. Il terrore corre per tutto il giorno sui social network. Rimbalza post dopo post la cartina dell’isola. Un vortice di immagini che hanno l’effetto di alimentare l’ansia collettiva, ma anche di tenere alta la tensione sull’emergenza maltempo.

Le istituzioni. Già dalla mattina la cartina che diffonde la Protezione civile non lascia spazio a dubbi. Una macchia rossa. Allerta massima su tutta la Sardegna fino a venerdì a mezzogiorno. Per i sindaci quasi una scelta obbligata. Chiudere tutto. Dopo il ciclone del 18 novembre 2013 che ha spazzato via 19 vite i primi cittadini hanno il terrore di sottovalutare l’allarme. La macchina degli uomini della protezione civile si dispiega in tutta la Sardegna. Dalla Regione garantiscono che entro un’ora è possibile raggiungere qualsiasi luogo dell’isola.

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