La Nuova Sardegna

Tentato sequestro Podda: confermate le condanne

Tentato sequestro Podda: confermate le condanne

Solo uno sconto di pena al pentito Gianfranco Batzella, cinque anni al basista Al capobanda Niveo Batzella sono stati inflitti 15 anni dopo il giudizio ordinario

06 ottobre 2015
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CAGLIARI. Sconto di sei mesi, da cinque anni a quattro e mezzo, per il pentito Gianfranco Batzella, confermati cinque anni per il dipendente dei caseificio Efisio Mereu, ritenuto il basista. È la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello presieduta da Grazia Corradini a conclusione del giudizio abbreviato per i due complici del capobanda Niveo Batzella - condannato in primo grado a quindici anni col rito ordinario - accusati di aver tentato di sequestrare l'imprenditore caseario Alessandro Podda, figlio di Ferruccio, titolare della Podda Formaggi di Sestu. Sostanzialmente accolte le richieste del pg Alessandra Pelagatti. Stando alle accuse la banda intendeva rapire Podda il 20 febbraio del 2012, giorno della visita a Cagliari del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Batzella e i suoi compari avevano iniziato a controllare l'imprenditore con l'intenzione di sequestrarlo. Il piano era poi stato sventato perché Podda era stato messo in allarme dalle forze dell'ordine, che già tenevano d'occhio la banda per altri reati. Mereu, che lavorava nel caseificio di Sestu, per l'accusa era il basista e i due facevano parte di un feroce gruppo criminale guidato da Niveo Batzella, lo zio di Gianfranco, che negli anni avrebbe messo a segno rapine e commesso efferati omicidi come quello dell’operaio di Assemini Sergio Tronci - bruciato vivo nel febbraio 2004 ad Ortacesus - e dell’imprenditore dei night Gianluca Carta, freddato nel 2011 con un colpo alla nuca.

A condurre fino all’arresto dei due Batzella e di Mereu era stata un’indagine lunga e complessa. Partita il 18 giugno del 2011, quando all’ingresso di Sestu venne trovato il cadavere dell’imprenditore Gianluca Carta e passata attraverso la rapina al convento di suore di Sant’Andrea Frius. In mezzo anche atti intimidatori nei confronti di rappresentanti delle forze dell’ordine a Uta e Decimomannu. Il colpo grosso però, nei programmi della banda, era il sequestro di Alessandro Podda. Le informazioni sulle disponibilità finanziarie della famiglia erano già state acquisite: l’obiettivo era un riscatto di cinque milioni. Poi però il piano naufragò. (m.l)

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