La Nuova Sardegna

Fuga di gas, muore nel rogo

di Gianni Bazzoni
Fuga di gas, muore nel rogo

Vittima un 63enne. L’esplosione, poi le fiamme: 2 feriti, rischiata la strage

07 ottobre 2015
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SASSARI. Maglietta e pantaloncini, le mani bruciacchiate, il segno lasciato dalla fiammata dietro la nuca. La faccia poggiata sul pavimento sporco di fuliggine, al terzo piano. Sembrava un manichino: quando l’hanno trovato Fulvio Leoni, 63 anni, nato a Milano ma da qualche tempo residente a Sassari, era già morto. La sua casa è di sotto, 40 metri quadrati a canone sociale pagato dal Comune, dove alle 7.10 di ieri mattina si è scatenato l’inferno che ha scosso via La Marmora e le altre abitazioni del centro storico. Una fuga di gas, una distrazione, forse. O magari un gesto volontario, perché in un paio di occasioni lui l’aveva gridata ai vicini l’intenzione di compiere un gesto clamoroso. «Mi faccio saltare in aria». Non si immaginano le idee dei morti, le indagini dovranno chiarire che cosa è successo. Per ora la realtà dice che in fondo è andata bene: perché le 13 persone che abitano nei 7 alloggi di via La Marmora 40/a - tra cui una bambina di due anni e mezzo e un ragazzino di 15 - potevano morire tutte, intrappolate in mezzo al fumo. Il bilancio finale è di un morto e due feriti non gravi: Gavino Asara, sassarese, 49 anni, è rimasto affacciato alla finestra fino a quando i soccorritori non sono riusciti a raggiungerlo e a portarlo in salvo. Stessa sorte per Gavina Pinna, 88 anni, bloccata in casa e accompagnata in strada di peso. Entrambi intossicati e sotto choc, ma niente di grave.

L’esplosione. Qualcuno l’ha sentito ciabattare fino a pochi attimi prima, Fulvio Leoni. Poi improvvisamente l’esplosione. In casa ci sono due bombole, una sul terrazzo che si affaccia sul cortile interno che dà su via Amsicora, l’altra nel cucinino. È quella che i vigili del fuoco chiamano una «soffiata» in un ambiente parzialmente saturo di gas: si spalancano gli infissi, tremano le mura, i vetri in frantumi volano a decine di metri di distanza. Per fortuna fuori non passa nessuno.

L’inferno. Sono le 7.10, è una scena terribile per tutti in via La Marmora. Sette dei nove appartamenti del numero 40/a sono occupati: in tutto 13 residenti. Si mettono in movimento senza stare a pensare troppo al perché di quello scoppio. Sul retro si vedono le fiamme, c’è puzza di gas e tanto fumo.

Via di fuga. L’unica via di fuga sono quelle scale strette, è lì che si infilano tutti. Dal quarto piano, un giovane padre stringe forte tra le braccia la figlioletta di due anni e mezzo. Scende in fretta i gradini, nel pianerottolo del secondo piano incrocia Fulvio Leoni: è in piedi, barcolla. «Corri, scendi giù» gli urla. Ma sembra un automa, dice solo una parola strascicata: «Ambulanza...».

I soccorsi. Numerose chiamate ai vigili del fuoco e al 118, ai centralini delle forze dell’ordine. Via La Marmora si popola improvvisamente: si fa la conta delle persone: i vigili del fuoco portano giù Gavino Asara, rimasto intrappolato dietro una barriera di fumo. Anche Gavina Pinna viene accompagnata in strada e assistita a bordo di una delle ambulanze. Polizia, carabinieri e vigili urbani bloccano la circolazione da via Rosello, a due passi dal Mercato civico. Cominciano le operazioni di spegnimento sui due fronti.

Manca solo lui. Fulvio Leoni non c’è, non si trova. I vigili del fuoco entrano, salgono verso i piani più alti. Sul pianerottolo, al terzo, c’è una sagoma che si scorge in mezzo al fumo che rende tutto uniforme. L’uomo non risponde: è disteso a pancia in giù, la faccia contro il pavimento. Non dà più segni di vita, pochi attimi dopo il medico del 118 non può fare altro che constatare il decesso. Le ustioni non sembrano gravi, non ha altre lesioni apparenti, potrebbe essere morto soffocato dal fumo. E resta il mistero del perché mentre tutti scappavano verso il basso per raggiungere la strada, lui sia salito di un piano, ficcandosi in una trappola. Come se volesse fare deliberatamente proprio quello. Per non tornare più.

Le indagini. L’inchiesta - diretta dal sostituto procuratore Corinna Carrara - dovrà chiarire diversi aspetti della tragedia. Le indagini sono affidate agli investigatori della squadra mobile della questura guidati dal dirigente Bibiana Pala (ieri in via La Marmora c’erano anche gli agenti della sezione volanti che hanno effettuato il primo intervento). Gli specialisti della Scientifica hanno eseguito i rilievi, poi il cadavere di Fulvio Leoni è stato rimosso e trasferito all’Istituto di Patologia Forense per l’esame del medico legale. Le bombole sono state messe sotto sequestro dopo un primo esame da parte dei funzionari dei vigili del fuoco. Quella verde ha il tubo tagliato, ma è stato reciso dai vigili per portarla via.

I provvedimenti. Le prime azioni sono funzionali allo svolgimento dell’attività investigativa. L’immobile è sotto sequestro, forse solo due degli alloggi sono inagibili, non ci sono lesioni gravi alle strutture portanti. Per terra tra i lastroni e sull’acciottolato pezzi di vetro e brandelli di vecchio intonaco. Tanta gente con lo sguardo all’insù, verso quella finestra dove la cornice annerita è il segno di una tragedia compiuta. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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