La Nuova Sardegna

Sulla tratta Sassari-Cagliari si viaggia in piedi

di Luca Fiori
Sulla tratta Sassari-Cagliari si viaggia in piedi

Dal nord al sud dell’isola a bordo del convoglio del mattino: da Oristano tanti i passeggeri senza posto

17 ottobre 2015
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INVIATO A CAGLIARI. Due ore senza fermate e con tutti i comfort e i servizi dei treni moderni. Un giorno viaggeremo così - ce lo hanno promesso - e andare a Cagliari da Sassari (e vice versa) sulle rotaie ci farà sentire un po’ più vicini all’Europa e un po’ meno emarginati. Ci hanno assicurato che manca veramente poco e che quei pendolini spagnoli con il muso aggressivo, fermi alla stazione di Cagliari da 449 giorni per i collaudi, stanno finalmente per scaldare i motori e iniziare a correre su e giù per l’isola.

Forse inizialmente non correranno proprio quanto ci avevano promesso, per colpa della rete ferroviaria non adeguata, ma prima o poi lo faranno e quei 78 milioni di euro spesi dalla Regione per collegare - con tempi accettabili - i due principali centri della Sardegna non saranno soldi buttati. In attesa di quel giorno, raggiungere Cagliari da Sassari in treno è tutta un’altra cosa. Tutta un’altra esperienza, tutto tranne che un viaggio verso l’Europa.

È un lunedì mattina di ottobre del 2015, qualche giorno fa, quando decidiamo di provare l’emozione di raggiungere il capoluogo a bordo di una delle due carrozze, non proprio giovanissime, che Trenitalia mette a disposizione dei passeggeri da Sassari in direzione sud. Alle 6.20 del mattino nel piazzale che si affaccia davanti a Corso Vico è buio pesto. Il benvenuto alla stazione ferroviaria è desolante: un bar sbarrato, chiuso da più di due anni, e un edicolante assonnato che sistema i quotidiani appena arrivati. Tutto intorno il deserto. Per trovare un caffè caldo, dopo aver pagato 15 euro e 75 centesimi per il biglietto del treno, bisogna uscire dalla stazione e fare qualche passo a piedi. Alle 6.33, puntualissimo, il treno si lascia Sassari alle spalle con a bordo una trentina di viaggiatori. Una voce registrata annuncia le fermate previste e promette che saremo a Cagliari alle 9.28 in punto. Ci vogliono 55 minuti e 79 chilometri per arrivare a Bonorva, la prima fermata. In macchina per coprire lo stesso tragitto basterebbe mezz’ora, essendo il tracciato asfaltato, che corre sulla 131, lungo appena 53 chilometri. Ma vuoi mettere lo spettacolo delle campagne del Logudoro e del Meilogu illuminate dalle prime luci del giorno, viste dal finestrino del treno. La sosta è breve, giusto il tempo di far salire a bordo una quindicina di studenti delle scuole superiori diretti a Macomer. Un quarto d’ora e i 17 chilometri di rotaie sono coperti. Il sole è spuntato, gli studenti scendono e corrono in classe e al loro posto salgono diversi lavoratori. La fermata successiva è Abbasanta: dista 24 chilometri e per raggiungerla ci vogliono ben 19 minuti. Ma nessuno, tra i passeggeri che sonnecchiano e ascoltano la musica dalle cuffiette collegate ai telefonini, sembra avere fretta. Alle 8.05 si riparte da Abbasanta, i posti iniziano a scarseggiare e la voce registrata mette sull’avviso i malintenzionati: sono attive le telecamere di sorveglianza. «Il wifi no», risponde un controllore, il treno non ne è dotato. Pazienza, sugli Atr 365 realizzati dalla società spagnola Caf ci sarà sicuramente, ce lo hanno promesso. Alle 8,28 compare la stazione di Oristano. Salgono in tanti, tra studenti universitari e lavoratori: molti non trovano posto. Quarantaquattro chilometri dopo, alle 8.55, a San Gavino Monreale non scende nessuno, ma salgono ancora in tanti. Arrivano le prime lamentele. I passeggeri in piedi chiedono un vagone in più. Nessuno risponde, si riparte. Dopo 23 minuti, alle 9.20 siamo a Elmas-aeroporto. È quasi fatta, alle 9.28, come promesso arriviamo a Cagliari. Qualche binario più in là il pendolino spagnolo che non farà fermate e correrà sui binari a 180 chilometri, l’ora, facendoci risparmiare 60 minuti, sta per scaldare i motori. Ce lo hanno promesso, si tratta di avere un’altro po’ di pazienza.

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