La Nuova Sardegna

BOTANICA

di Giacomo Mameli
BOTANICA

SASSARI. Tutto nasce quando non si parlava di Rinascita. Un toscano di Ponte Buggianese (Pistoia) per dieci anni è ispettore a Cagliari del Corpo forestale dello Stato. Fresco di laurea a Firenze...

23 ottobre 2015
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SASSARI. Tutto nasce quando non si parlava di Rinascita. Un toscano di Ponte Buggianese (Pistoia) per dieci anni è ispettore a Cagliari del Corpo forestale dello Stato. Fresco di laurea a Firenze batte la Sardegna in lungo e in largo, si rende conto che «molte zone dell'Isola non erano mai state esplorate dagli studiosi». Ed ecco Pier Virgilio Arrigoni (abita a Firenze, ha 83 anni) nelle vesti di transumante della Botanica dal Sulcis alla Gallura. Ricorda: «Per andare nel Sinis dovevo servirmi di una campagnola, sembrava un Camel Trophy, non c'erano strade, era un'isola tanto selvaggia quanto incantevole». Cerca una pianta nuragica per eccellenza, detta Rhamnus persicifolia, alta fra i tre e i cinque metri, foglie simili a quelle del mandorlo. «Dicevano che era nella campagne di Fonni ma lì, dopo anni di ricerche, non ne avevo notato. Le ho trovate a Orsosolo, nel Supramonte e mi sono emozionato, ho abbracciato il tronco ruvido». Il primo amore era stato la Giara di Gesturi dove arriva «in una luminosa e calda giornata d'autunno, il 15 ottobre 1957» e tra sugherete e cavallini si imbatte in uno sterminato campo di Narcissus serotinus. «Fino ad allora si riteneva fosse esclusivo delle colline di Cagliari. No. Era diffuso in Sardegna e dava all'autunno sardo i colori del paradiso terrestre».

Adesso c'è il prodotto finito dopo tanti anni di ricerche. Escono sei volumi del professor Arrigoni dal titolo “Flora dell'isola di Sardegna”, con copertina cartonata e in quadricromia. Il primo volume propone una delle regine del Gennargentu, l'Aquilegia barbaricina. Il secondo ha la Poeonia morisii (Rosa ' e monte). Il terzo un tipo di ginestra, la Genista Corsica e ancora l'Amni Visnaga, e ancora il viburno (Sa melìàna, Viburnus timus). Il sesto volume è chiuso con quella che in sardo si chiama Erba 'e pippa e che ha come nome scientifico l'Arisarum Vulgare.

Sei volumi, in media di 400-500 pagine in bianco e nero. Un'opera omnia giunta al traguardo (il primo volume era del 2006). Ignazio Camarda, che la botanica sarda conosce come pochi, dice: «Questo lavoro rappresenta il compendio di oltre 50 anni di ricerche dell'autore e dei ricercatori che, a partire dalla fine del 1700 col piemontese Michele Antonio Plazza e dagli inizi del 1800 con l'altro piemontese Giacinto Moris, hanno studiato la flora dell'Isola. Mette in luce il grande patrimonio delle specie native. La trattazione della flora è strutturata nella chiave analitica che consente un'agevole individuazione prima delle famiglie, poi dei generi e quindi delle singole specie. Il riconoscimento è facilitato da una dettagliata descrizione e da un ricco corredo iconografico».

Un'opera-monumento che analizza oltre 2500 specie. Una enciclopedia verde di uno scrupoloso studioso “di fuori” che ama la Sardegna. Descrive un terzo della flora nazionale. «In queste 2500 entità – sottolinea Camarda – troviamo risposte a tanti quesiti». Ogni pianta, arbusto, fiore viene anche scritto dove si trova, gli areali di eccellenza. E troviamo la testimonianza di un toscano in una Sardegna «bellissima, con deserte e incontaminate marine, il paesaggio non umanizzato delle sue montagne, la selvaticità delle sue intricate macchie e foreste».

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